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IPERTENSIONE parte quinta

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Completiamo la carrellata sui farmaci antipertensivi 
— CALCIO ANTAGONISTI
 — ACE-INIBITORI

 I calcio-antagonisti riguardo ai loro effetti benefici ogni paziente viene sempre informato dal medico. Uno dei vantaggi di questa classe di farmaci è quello di poter essere usati da coloro che non possono assumere beta-bloccanti. Mi soffermo dunque sugli effetti collaterali :
 —vampate,
 —cefalea,
—palpitazioni,
 —vertigini,
 —affaticabilità,
 —disturbi gi,
—edema,
—flushing,
—poliuria,
 —eruzioni cutanee,
 —dolori toracici,
 —iperplasia gengivale(felodipina),
 —stordimento, scialorrea (solo nicardipina) .
E’ consigliato fare controlli della funzionalità epatica giacché in caso di alterazioni epatiche i farmaci avrebbero emivita maggiore e maggiori effetti x cui tossicità. In gravidanza e allattam sono controindicati. In caso di iperdosaggio lieve essi risultano antagonizzabili con Ca-gluconato (100 mg /Kg e v ) mentre se l’intossicazione è grave si ricorre all’iniezione di adrenalina e NA.
Un altro effetto collaterale temibile è la diminuzione della perfusione miocardica con aumento della frequenza e della gravità delle crisi anginose.

 ACE-INIBITORI i più usati di questa classe sono:
ENALAPRIL, QUINAZIL, LISINOPRIL (insieme a idroclorotiazide =zestoretic,prinzide) RAMIPRIL, CILAZAPRIL, FOSINOPRIL, PERINDOPRIL
 Sono più efficaci di tutte le altre classi nel ridurre l’ipertrofia ventricolare sinistra che accompagna l’ipertensione di lunga durata e sono di impiego canonico nella terapia dello scompenso cardiaco da insufficienza sistolica. I loro favorevoli effetti sui danni d’organo sono completati dall’influenza benefica sulla funzione renale: infatti essi riducono l’albuminuria indipendentemente dalla riduzione pressoria e, dice la scheda tecnica, “ proteggono dall’insufficienza renale”.

 DA NOTARE CHE possono aumentare il potassio circolante per cui non vanno associati a diuretici risparmiatori di potassio (bensì a diuretici tiazidici che comportano perdita di potassio), fans e beta-bloccanti; integratori di potassio come ad esempio Polase o MGK-vis e simili: cosa che in genere sfugge al controllo del medico; ho visto innumerevoli soggetti acquistare il Polase senza mai chiedere se interferisse con altri farmaci che assumevano: siamo piuttosto noi farmacisti che a volte facciamo questa precisazione. Sono inoltre controindicati in presenza di asma.

 Ed ecco gli EFFETTI COLLATERALI:
 — astenia;
— sonnolenza;
 — insonnia e nervosismo;
 — impotenza (la possono dare il fosinopril e il lisinopril).
— Ipotensione;
— insufficienza renale funzionale (dato contraddittorio con quanto viene dichiarato nella prima parte della scheda tecnica ed in tutta la letteratura dove si afferma che proteggono il rene; nefrotossicità (!) — angioedema; questo può verificarsi specialmente alle prime somministrazioni; il paziente deve essere avvertito di sospendere il farmaco ai primi sintomi di angioedema e cioè gonfiore del viso, occhi, labbra, lingua, stridore laringeo e difficoltà a respirare.
— Tosse persistente che induce i pazienti ad abbandonare la terapia;
 — reazioni allergiche;
— rashes (cioè eruzioni cutanee di macchie rosse o viola);
 — ulcere alla bocca;
— discrasie ematiche;
 — vertigini,
 — cefalea,
 — nausea,
— diarrea,
— prurito;
 — alterazioni del gusto;
— parestesie (formicolii, intorpidimenti, perdita della sensibilità cutanea o ipersensibilità);
 — dispnea,
— iperidrosi (iper sudorazione).
 — Infine tutti gli effetti che si riscontrano nelle altre classi di antipertensivi.

 CONTROINDICAZIONI Gli ACE-inibitori sono tassativamente controindicati in gravidanza in quanto ne è dimostrata la teratogenicità: i danni al feto sono svariati e tutti gravissimi. Questo è un dato che deve farci riflettere sempre. Quando di un farmaco è ampiamente dimostrato che può far nascere bambini malformati, questo dato ci indica un effetto particolarmente invasivo per chiunque e non solo per un feto: infatti, la biologia umana non è formata da compartimenti stagni.

 Per risolvere il problema della tosse è stata successivamente messa a punto la classe dei SARTANI (LOSARTAN, CANDESARTAN,EPROSARTAN,IRBESARTAN ,TELMISARTAN,
VALSARTAN. ) che sono derivati degli ACE-inibitori.

 Effetti collaterali dei sartani sono: epatotossicità , in alcuni casi grave, e pancreatite.

 DATI ESTRATTI DA GRANDI STUDI E DISCUSSIONE
 Riporto uno stralcio del risultato di grandi studi multicentrici che è stato pubblicato ovunque in letteratura medica e che è rigorosamente ufficiale, per sottolineare che la mia diffidenza verso tutta l’impostazione di cura dell’ipertensione non è un delirio paranoico ma una inevitabile perplessità e diffidenza che salta all’occhio in base alle loro stesse dichiarazioni. Sarebbe come se dicessero: ”Ecco, siccome la pressione alta a riposo è un fattore di rischio per tutti i disturbi cardiovascolari, ti prescriviamo una cura che non solo ha parecchi effetti indesiderati su vari organi e funzioni, ma addirittura in alcuni casi — e non sappiamo se tu fai parte di questi casi— potrà causare gli stessi eventi disastrosi che ci proponiamo di prevenire…. però la pressione la abbassano!!!” Chi di voi avrà la pazienza di leggere questo stralcio mi dica se non è portato a fare le conclusioni che in forma di iperbole ho appena fatto io :-)

 “Lo studio ALLHAT confronta doxazosin-clortalidone-amlodipina-lisinopril. Da questo studio svolto su 40000 pazienti emergono diverse considerazioni. Viene sfatato il presupposto che la diminuzione della pressione arteriosa di per sé riduca morbilità e mortalità indipendentemente dal meccanismo con cui avvenga. La ricerca sul gruppo dei trattati con doxazosin è stata interrotta perchè una percentuale alta dei pazienti contraeva insufficienza cardiaca congestizia e l’intera classe degli alfa-litici (di cui fa parte il doxazosin) non è più considerata prima scelta. La scelta del farmaco deve tenere in considerazione le condizioni di comorbilità dei pazienti da trattare. In un altro studio si è evidenziato che i pazienti in trattamento con beta-bloccanti presentano un rischio maggiore di sviluppare diabete, pari al 28% in più dei trattati con altri farmaci. Alla fine dello studio ALLHAT si sono tratte le seguenti conclusioni:
 (a) farmaci di prima scelta sono i diuretici a basse dosi;
 (b) i beta-bloccanti sono associati ad un peggiore risultato ;
 (c) gli ACE-inibitori comportano un maggior rischio di scompenso, ictus ed eventi cardiovascolari(!!!)
 (d) i Calcio-antagonisti espongono ad un maggior rischio di scompenso ed eventi cardiovascolari
 (e) gli alfabloccanti idem;
 (f) i sartani non appaiono differenti dagli altri.” Gli esperti della rivista The medical letter dicono che i tiazidici e i sartani sono i meglio tollerati.

 Il complesso di dati accumulati è in contrasto con le comuni prescrizioni in Italia.

 Lo studio INSIGHT è stato fatto su nifedipina vs idroclorotiazide+amiloride (moduretic): sono risultati di pari efficacia nel prevenire le complicazioni cardio e cerebrovascolari. In un altro studio la riduzione dei livelli pressori che ha fatto seguito a un regime alimentare povero di sale avrebbe permesso ad alcuni pazienti di fare a meno degli antipertensivi; la sola riduzione di Na in tutti i pazienti ha abbassato la pressione sistolica di 8,3 mm di Hg, l’esclusione dei grassi di 5mm Hg, la dieta DASH di 11,5, mentre gli antipertensivi la abbassano mediamente di 9 mm di Hg. La dieta DASH (inventata da studiosi di Boston) è in realtà una semplice dieta mediterranea con poco sale, infatti è ricca di frutta e verdura, latticini a basso tenore di grassi, ridotta quantità di grassi saturi e contenuto di sale pari ad un massimo di 2,5-3G /die (ormai gli americani sono noti per adottare usanze italiane o europee ribattezzandole come proprie invenzioni). Secondo altri autori (Alderman) spesso non si individuano livelli particolarmente elevati di pressione arteriosa o altri fattori di rischio nei pazienti colpiti da eventi cardio o cerebrovascolari, né questi rischi sono sempre assenti in coloro che non subiscono eventi di tal ganere; più della metà degli attacchi cardiaci e quasi la metà di quelli apoplettici si verificano in pazienti con pressione arteriosa inferiore a 160/95. Il livello inferiore di rischio, cioè che cosa si rischia come minimo attuando una terapia farmacologica, nell’uso degli antipertensivi non è stato ancora determinato. Inoltre è stato ipotizzato che una diminuzione eccessiva della pressione possa indurre l’infarto (teoria della curva a j); ci sono poi molte persone definite normotese che si collocano a un livello di rischio assoluto più elevato della maggior parte dei soggetti “ipertesi”. In base al ritmo circadiano la pressione raggiunge l’acme alle ore 10-12.

 Altro argomento è quello dell’uso di altri farmaci da parte dei pazienti ipertesi e in terapia con antipertensivi. Da uno studio su 690000 pazienti è emerso che i rischi cardiovascolari raddoppiano nei pazienti ipertesi, diabetici o con insufficienza renale che usano FANS ( gli antidolorifici più comuni come ibuprofene, ketoprofene, diclofenac , piroxicam ecc ecc).

 Continuiamo a vedere cosa dice il Medical letter su un altro studio (c’è da ridere se non ci fosse da piangere):
 “Altro studio è lo studio LIFE, che mette a confronto losartan e atenololo nei pazienti ipertesi con ipertrofia ventricolare sinistra, svolto su 9193 pazienti per 4 anni. I risultati mostrano una maggior regressione dell’ipertrofia ventricolare sinistra dopo più di 4 anni di trattamento con losartan rispetto all’atenololo; il losartan è risultato meglio tollerato. Eff coll del L maggiore ipotensione rispetto all’A. L’incidenza di ictus è stata del 5% nel gruppo L rispetto al 7 % del gruppo A come pure scarse erano le differenze negli eventi di infarto e mortalità x tutte le cause ( non significativa); quindi mentre il controllo sulla pressione appare più efficace con il L, il vantaggio cardioprotettivo, presunto, del losartan in questo studio non è stato dimostrato. Invece nei pazienti diabetici questo vantaggio si è indubbiamente manifestato, ma la nostra critica rimane sulle variabili considerate nello studio. Infine desta sospetti il fatto che i dati siano in un database della Merk Sharp & Dohme e che un dipendente della stessa ditta compaia tra gli autori della ricerca e un altro sia il responsabile dell’analisi dei dati dello studio”.

INQUINAMENTO ACUSTICO

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 ACUSTICA
Le nostre percezioni acustiche, che si tratti di rumori o musica, sono generate da  vibrazioni che attraversano il mezzo (l’ambiente) interposto tra la fonte del suono e l’orecchio che lo riceve: queste vibrazioni sono dette onde sonore e si propagano nei mezzi elastici come aria, acqua ecc. Queste onde sono caratterizzate da:
 (1) altezza, determinata alla frequenza della vibrazione, misurata in cicli al secondo ed espressa in Herz. Più alta è la frequenza e più acuto è il suono, e viceversa. L’intervallo di frequenze in cui un suono può essere percepito dall’uomo è compreso tra 15 e 20000 Herz, variabile con l’età. 
(2) Intensità, determinata dall’ampiezza della vibrazione  misurata in decibel. Più ampia è la vibrazione e più forte è il suono, come volume. 
(3) Timbro è determinato dal numero e dall’intensità degli stimoli armonici che si sovrappongono alla frequenza fondamentale.

L’udibilità è legata a frequenza e intensità. Una comoda udibilità si colloca attorno ai 60 dB come il livello della voce di conversazione.
Un’intensità di 120 dB, come ad esempio può essere il rumore di un martello pneumatico, rappresenta l’intensità massima sopportabile, oltre la quale si ha una sensazione di sofferenza; per questo motivo tale valore viene definito soglia del dolore.

IMPEDENZA è la resistenza che il sistema timpano-ossiculare oppone al passaggio dell’onda acustica da un mezzo  aereo a bassa impedenza a un mezzo liquido ad alta impedenza.


STRESS ACUSTICO


L’inquinamento acustico è il fenomeno cui siamo ormai abituati al punto da non tenerlo quasi in considerazione. Eppure si tratta di un fenomeno piuttosto logorante.
I rumori a cui più frequentemente ci troviamo esposti sono quelli del traffico, quelli creati da attrezzature  particolari come appunto il martello pneumatico, il trapano, la motosega, il tagliaerba etc etc; e la musica ad altissimo volume (esempio in discoteca, ma anche in cuffia se il soggetto ama ascoltare i suoi brani preferiti a tutto volume) che spesso disturba in modo permanente l’udito di chi vi si espone anche se in quella fase non ne è consapevole.
Infine più o meno occasionalmente le urla di altre persone e i continui squilli di telefono.

Si distinguono due tipi di effetti:
- effetti uditivi;
- effetti extrauditivi.

Altri fattori, ritenuti accessori, ma che sembrano influenzare gli effetti del rumore sull'uomo sono:
la sensibilità e la reattività individuale, la saturazione sensoriale, il timbro del rumore, la possibilità di controllo dell'emissione sonora, l'atteggiamento motivazionale del soggetto esposto, il numero e la distribuzione spaziale delle sorgenti, l'identificabilità della natura del rumore e della localizzazione della sorgente, l'età, l'acuità uditiva e, secondo alcuni studi, anche il sesso dei soggetti esposti (Cosa et al., 1990).
In certe condizioni di stress e particolarmente in stati di intossicazione cronica oppure in condizioni di  meridiano del Rene disturbato, o semplicemente in certi soggetti predisposti (il fenomeno denota comunque  un disturbo di sottofondo, come per coloro che sono ipersensibili alla luce o agli odori), un suono o un rumore comunemente accettabile risulta già molto fastidioso e causa di irritazione.In questo caso ecco due rimedi omeopatici ottimi: Nux vomica e Veratrum viride.

Ecco come rovinarsi l'udito
“Un solo concerto rock o un'unica partita allo stadio potrebbero bastare per provocare danni permanenti all'udito. Lo sostiene una nuova linea di studi secondo i quali una singola esposizione a rumori forti - ma non necessariamente assordanti - può provocare la morte di alcune terminazioni non isolate delle fibre nervose che connettono l'orecchio interno al cervello di Gary Stix
Un'unica esposizione a rumori forti ma non assordanti potrebbe essere sufficiente a provocare un danno irreparabile ai nervi del sistema uditivo. Questo è il messaggio di una nuova linea di ricerca che potrebbe spiegare perché molte persone, specialmente con il passar degli anni, fanno fatica a isolare una conversazione dalla barriera del rumore di fondo, che è una costante di qualsiasi incontro di football o pranzo in un ristorante affollato.

Uno studio condotto negli ultimi cinque anni sugli animali  -  e alcuni nuovi dati provenienti dalla ricerca sull'uomo  -  stanno ribaltando storiche convinzioni sulla perdita dell'udito. In precedenza si credeva che l'unico effetto indesiderato dell'esposizione a rumori come quelli di una partita di calcio fosse la fastidiosa sensazione temporanea di avere le orecchie tappate, ma che in seguito le funzioni uditive tornassero quasi o del tutto normali.
L'idea era che ci volessero anni, se non decenni, di traumi alle nicchie sensibili dell'orecchio interno per uccidere le minuscole cellule ciliate nella cavità di endolinfa dove le vibrazioni delle onde sonore sono convertite in segnali elettrici per essere poi processate all'interno dell'encefalo. Solo la morte delle cellule ciliate (nella coclea) era ritenuta capace di compromettere l'abilità di udire distintamente nella confusione del chiasso diurno. (Ovviamente, anche stare pochi secondi vicino al motore di un jet senza dispositivi di protezione sarebbe sufficiente a uccidere sul colpo tutte le cellule ciliate.)
Ma la descrizione dei libri di testo di ciò che capita alzando il volume potrebbe rivelarsi inadeguata per spiegare quello che succede ai molti milioni di persone che soffrono di perdita dell'udito indotta dal rumore. M. Charles Liberman e Sharon G. Kujawa, due neuroscienziati che studiano il sistema uditivo all'Harvard Medical School e al Massachusetts Eye and Ear Infirmary, hanno scoperto che le cellule ciliate possono sopravvivere a un concerto rock o a una festa scatenata, ma che le fibre nervose connesse che incanalano i segnali elettrici all'encefalo potrebbero invece subire danni permanenti.

L’ipotesi del dr Liberman è che, in condizioni di elevata rumorosità, le cellule ciliate rilascino nello spazio sinaptico un eccesso di molecola segnale  -  il neurotrasmettitore glutammato. In un periodo che oscilla da qualche mese a qualche anno, la disconnessione delle fibre porta alla morte dell'intero neurone, di cui il nervo sinaptico non è che una lunga estensione.
Le cellule ciliate si trovano nella coclea e servono a trasformare l'impulso meccanico delle onde sonore in impulso elettrico.
Nell'uomo ci sono fino a 25 fibre nervose per ognuna delle 4000 cellule ciliate destinate alla conversione dei segnali uditivi. Quando alcune di loro muoiono, l'impatto iniziale sull'udito sarebbe minimo; se però esposizioni ripetute a suoni forti provocano una perdita continua di queste cellule, si verificherebbe un lento declino nell'acutezza dei suoni captati dalle orecchie. "Si può fare un'analogia con quello che accade quando si riducono i pixel di un'immagine: si capisce sempre che rappresenta qualcosa ma non si può più dire di cosa si tratta".
Un audiogramma tradizionale non permette di rilevare la perdita di risoluzione uditiva perché misura solo se le cellule ciliate sono in grado di captare un suono di una certa elevatezza e frequenza. La soglia di rilevamento si alza dopo l'esposizione a un suono molto alto ma col passare di qualche ora o di qualche giorno, spesso torna ai livelli normali. Anche se l'esposizione al suono comportasse la morte del 90 per cento delle cellule nervose, l'audiogramma potrebbe apparire del tutto normale. In questo caso, l'individuo riuscirebbe ancora a sentire un amico che parla dall'altro estremo della tavola durante una cena, ma non a distinguere le singole parole.
Liberman e Kujawa vogliono anche determinare se una simile perdita di fibre nervose ha un ruolo negli acufemi (fischi nelle orecchie), se provoca effetti sul sistema vestibolare uditivo e se compromette l'equilibrio.

Paul Fuchs, professore di neuroscienze e ingegneria biomedica al John Hopkins University dice: "La perdita di udito per sinaptopatia è un'importante elemento nuovo che migliora la nostra comprensione del sistema uditivo e della sordità, soprattutto perché i nuovi dati  mostrano che tali danni possono essere dovuti a esposizioni a rumori che in precedenza si credevano innocui."
Se queste prove continuano ad aumentare, le politiche di sanità pubblica dovranno cominciare a tenerne conto. Liberman pensa che le ripetute esposizioni a rumori si possano paragonare ai tanti piccoli traumi subiti dai giocatori di football durante tutta la  carriera, molto prima che venga loro diagnosticata una forma di demenza detta encefalopatia traumatica cronica (CTE).
"Ci sono molte somiglianze con la CTE," dichiara. "Rimani stordito da un trauma, ti senti meglio e credi di aver schivato la pallottola, per cui torni in campo e ricominci. Trent'anni dopo, il tuo cervello è diventato di pastafrolla e soffri di molti tipi di problemi."
L'udito funziona in modo simile, dice. "Piccoli, impercettibili danni corporei col tempo si fanno sentire." E qualsiasi esposizione continuata a suoni sopra i 100 decibel potrebbe causare uno di quei piccoli, impercettibili danni, secondo Liberman".



Danni extra-uditivi

  • Apparato cardiocircolatorio: ipertensione, ischemia miocardica. Trascorrere molte ore in un ambiente rumoroso aumenta drasticamente le probabilità di sviluppare patologie cardiovascolari gravi come l’infarto e l’angina pectoris. Lo dimostra un’indagine canadese della University of British Columbia, i cui risultati sono stati pubblicati sull’Occupational and Environmental Medicine: un inserto del British Medical Journal. con l’esposizione continua al frastuono “si attiva il sistema nervoso centrale e si ha la liberazione di catecolamine e il sistema neuro-vegetativo con una classica reazione “di allarme” …il tutto porta ad un restringimento del diametro delle arterie, un’accelerazione del battito cardiaco, un aumento della pressione del sangue e del consumo di ossigeno da parte del cuore. Questo dato non ci sorprende. Infatti come dice il Dr Alberto Lomuscio (specialista cardiologo) su Eco news gennaio 2010:  “secondo la medicina cinese, l’organo tramite il quale vengono convogliati all’interno dell’organismo gli stimoli esterni è il cuore, che in questo processo si avvale dell’attività funzionale di tutti gli organi e apparati di senso, dal tatto all’udito. Attraverso questi organi sensori l’uomo riceve gli stimoli e li conduce al cervello, secondo il detto “le funzioni cerebrali sono controllate dal cuore”.
  • Apparato digerente: ipercloridria gastrica, azione spastica sulla muscolatura liscia
  • Apparato endocrino: aumento della quota di ormoni di tipo corticosteroideo
  • Apparato neuropsichico: quadri ansiosi con somatizzazioni, insonnia
  • Affaticamento: diminuzione della vigilanza e della risposta psicomotoria
“Ma se la differenza tra suono e rumore è soggettiva e un impianto hi-fi a tutto volume può essere melodia per qualcuno e rumore assordante per un altro, leggi e strumenti di misurazione definiscono i livelli di rischio legati a un’eccessiva esposizione al rumore. 
Le indagini condotte dall’Inail pubblicate nel luglio 2012 hanno evidenziato che l’ipoacusia da rumore è la seconda causa di malattia professionale.
Dei circa 6 mila casi emersi nel 2010 il 16% riguardavano lavoratori che operano nel settore dell’industria e dei servizi, con un picco del 25% al Nord-Ovest e al Sud, e l’8% soggetti che sono impiegati nel settore agricolo".
Secondo i dati Ocse l'inquinamento acustico ambientale è attribuibile per il 63% al traffico stradale, per il 20% agli impianti industriali, per il 14% al traffico aereo e per il 6% a quello ferroviario.
 "Il suono - prosegue Frigerio - può danneggiare l’apparato uditivo quando il livello supera gli 80 dB(A); con l'esposizione ripetuta e prolungata a questo livello sonoro, per le 8 ore di lavoro, devono essere presi dei provvedimenti per evitare il rischio di ipoacusia.
Inoltre, l’esposizione a rumore superiore a 140 decibel di picco possono portare un danno irreversibile al timpano (il rumore di urti e esplosioni). Per questo nell’ambiente di lavoro è necessario limitare i rumori impulsivi e proteggersi se si praticano attività a rischio come la caccia e il tiro a segno".



NOTA
ho tratto il pezzo virgolettato dal seguente link, che potete visitare per approfondimento:
che, a sua volta, cita:  “Articolo originale su: www.scientificamerican.com
Tratto da: lescienze.it

DERMATITE ATOPICA

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La dermatite atopica è un disturbo che si manifesta già nel neonato, verso il quarto-sesto mese di età.
I sintomi sono: prurito, eritema,desquamazione e croste. le lesioni sono in genere simmetriche, ciè si manifestano su entrambi i lati del viso e del corpo, anche se non necessariamente con la stessa estensione. Sedi classiche sono le guance, la fronte e il mento, le pieghe del collo, delle braccia e delle gambe e la schiena. Anche la crosta lattea, che dapprima compare sul capo, può estendersi alle guance e creare gli stessi inconvenienti. Dopo i due anni, il quadro clinico dei bimbi è identico a quello degli adulti.
La pelle dimostra una ipofunzione delle ghiandole sebacee (sebostasi) e sudorifere (si suda meno del normale) e appare quindi secca e arrossata con un rilievo dermico grossolano delle parti cronicamente colpite. Le sopracciglia sono indebolite lateralmente. Alle analisi del sangue si nota un'alta concentrazione di anticorpi IgE ed eosinofilia: tipici markers dello stato allergico.
La malattia è notevolmente influenzata da fattori psichici (stress cronico), fattori ambientali (allergeni e pseudoallergeni) e peggiora in inverno e primavera.
I sintomi della neurodermite normalmente diminuiscono con l'avanzare dell'età e spesso la malattia scompare attorno ai 30 anni.


Nell’adulto che non abbia presente la sua anamnesi di bambino atopico, questa dermatite può essere erroneamente interpretata come una psoriasi. Ma è possibile distinguerla perché nella psoriasi c’é la desquamazione ed in seguito al grattamento si vede un caratteristico sanguinamento puntiforme. 

La tipica secchezza cutanea dell’atopico è dovuta ad un deficit della funzione di barriera dello strato corneo. 

Considerando che l’intestino del lattante è più permeabile e che presenta una fisiologica carenza di IgA, appare saggio cercare di evitare l’apporto di proteine estranee durante i primi 6 mesi di vita e incoraggiare l’allattamento al seno ogni volta che sia possibile, anche se è insufficiente ai bisogni alimentari del bambino; una riduzione dell’apporto antigenico è pur sempre consigliabile. In caso di allergia grave la madre deve eliminare dalla propria dieta gli alimenti a più alto potenziale allergizzante.

Ed ecco uno stralcio di appunti attinti da scritti professor Di Tullio, che riassumo qui di seguito, e su cui concordo in pieno. 
“In omotossicologia la dermatite atopica è classificata nella fase di deposito, con sovraccarico della matrice. L’allergia alimentare è fortemente implicata; latte, uova, grano, mais, crostacei, nocciole, mandorle, arachidi, sono gli allergeni più comuni, anche se tutti gli alimenti possono svolgere un ruolo allergenico. Anche la cottura influisce sull’allergenicità degli alimenti. In genere gli allergeni di origine animale sono più stabili e mantengono più a lungo la propria attività, mentre gli allergeni vegetali vengono più facilmente degradati dalla cottura o da altre manipolazioni. Vi sono recenti dimostrazioni sul ruolo allergenico di additivi e conservanti; alcune gomme vegetali, rosso carminio, etilvanillina, vaniglia, tartrazina possono indurre direttamente una risposta IgE mediata. 

PARENTESI DI APPROFONDIMENTO PER  GLI OPERATORI SANITARI 
Anche gli anticorpi della classe IgG STS (= Short Term Sensitizing) possono provocare reazioni allergiche: attivano la degranulazione dei mastociti e dei basofili promuovendo la deposizione di immunocomplessi con flogosi complemento-mediata Secondo i più recenti studi, l’iperproduzione di IgE allergene-specifiche potrebbe essere dovuta ad un’imperfetta regolazione della linea linfocitaria T, in particolare alla presenza di una popolazione predominante di linfociti T helper con profilo citochinico di tipo 1H2. Un’anomala popolazione di linfociti T helper CD4+  può spiegare l’insufficiente funzione dei linfociti T  CD8 nella soppressione di IgE. Molti quadri diagnosticati come dermatite atopica mostrano ipersensibilità ritardata o cellulo-mediata, piuttosto che una reazione acuta IgE. La risposta può risiedere nelle cellule di Langerhans, che, in soggetti affetti da dermatite atopica, possiedono livelli più elevati di recettori IgE. Migrando nei linfonodi si comportano come cellule presentanti l’antigene ed inducono risposte Th2 allergene-specifiche. Nella dermatite atopica la risposta IgE tipica dell’atopia è convertita in risposta cellulare. L’incremento della produzione di IL4 e la scarsità di gamma-interferone giocano inoltre un ruolo fondamentale. Percentuali più elevate di cloni T secernenti IL4 sono stati osservati nel sangue di soggetti con dermatite atopica. Il fenotipo Th2 possiede alta capacità produttiva di IL4 e IL5 e scarsa o nulla capacità di produzione di IFN-gamma. La ragione per cui nei pazienti gli allergeni “espandano” i cloni CD4+ Th2  non è stata ancora chiarita. La nostra ipotesi è che l’intestino rappresenti l’apparato di selezione clonaleT attraverso molteplici meccanismi. Ad esempio, numerosi quadri clinici sono caratterizzati dall’associazione di dermatite atopica e disbiosi intestinale; abbiamo spesso rilevato positività del test EAV per elminti. Gli elminti attivano selettivamente i Th2 rilasciando molti enzimi proteolitici. Per l’abnorme fermentazione putrefattiva nella disbiosi intestinale vengono rilasciati composti polifenolici in grado di attivare la linea Th2. Tuttavia il meccanismo che riteniamo essere quantitativamente più importante nel determinismo della DA è la “frattura” della cosiddetta tolleranza orale. Essa è una funzione specializzata del sistema immunitario mucosale intestinale (galt), reso abitualmente non responsivo agli antigeni proteici prodotti pervia orale. Il fenomeno è mediato dalle cellule T. I fattori che ne influenzano lo sviluppo includono la dose e la frequenza all’esposizione dell’antigene (il più delle volte proteico), il corredo genetico dell’ospite (biotipo e terreno diatesico), le precedenti immunizzazioni ed, infine, il livello di attivazione immunologica globale delle mucose (immunoflogosi del sistema MALT). Diversi meccanismi operano nello sviluppo della tolleranza orale.  Le cellule T suppressor agiscono in modo antigene-specifico producando TGF-beta e, probabilmente, altri fattori soppressivi aspecifici. A causa di questa aspecificità antigenica, la tolleranza orale indotta dall’ingestione di un antigene può portare alla soppressione della risposta verso un secondo antigene somministrato per altra via, quando somministrati contemporaneamente. Questa soppressione potrebbe teoricamente spiegare come l’eventuale “frattura” della tolleranza orale verso un antigene alimentare, possa indurre reazioni patologiche immuni verso ad-s “cross reacting” pervenuti per altra via, ad esempio cutanea o mucosa. Un secondo meccanismo di tolleranza orale coinvolge l’induzione di anergia e delezione delle cellule T nell’animale da esperimento: è stato dimostrato che l’ingestione frequente di quantità rilevanti dello stesso antigene alimentare può portare all’esaurimento funzionale nella capacità di risposta “suppressor”. Si può quindi ipotizzare che i regimi alimentari che inneschino risposte Th1 deboli ( come l’ingestione di basse dosi di antigene) possano favorire lo sviluppo di cellule T producenti TGF-beta e, quindi, la tolleranza orale. 
 I regimi alimentari che evocano intense risposte, come ad esempio quelli con alte dosi di antigeni somministrati molto frequentemente, non stimolano la formazione di cellule producenti TGF-beta, inducendo , quindi, intolleranze alimentari.
FINE DELLA PARENTESI !

Le osservazioni condotte nel nostro poliambulatorio avvalorano il meccanismo della tolleranza orale. Infatti l’identificazione delle intolleranze alimentari, cioè degli alimenti contenenti antigeni che sono riusciti a superare la tolleranza orale, e la conseguente dieta di esclusione, agiscono contemporaneamente sulla dose e sulla frequenza del contatto allergenico alimentare. La dieta formulata sulla base delle intolleranze alimentari agisce operando un reset del meccanismo della tolleranza orale; ripristina, cioè, la funzione del sistema suppressor. Il test EAV consente di identificare rapidamente gli alimenti non tollerati. L’eliminazione di questi alimenti nel paziente affetto da DA posta ad un immediato miglioramento dei sintomi cutanei. La successiva reintroduzione dell’alimento con dieta di rotazione ogni 4 giorni, consente un buon controllo clinico della DA.  Un aspetto che tengo a sottolineare è quello dell’allattamento materno. L’immunità mucosale è la capacità da parte delle cellule B IgA di penetrare nei dotti galattofori e di secernere IgA, poi trasportate nelle secrezioni mammarie (colostro e latte) dove la concentrazione è estremamente alta. Oltre agli effetti antinfettivi, le IgA secretorie svolgono un ruolo protettivo regolando l’assorbimento delle proteine alimentari nei primi giorni di vita, periodo in cui l’organismo è suscettibile allo sviluppo di reazioni allergiche IgE mediate di lunga durata. L’esposizione precoce a certi antigeni alimentari conduce allo sviluppo di allergie e il mancato allattamento materno, provocando un deficit di IgA protettive, è correlato ad atopia.  L’allattamento materno attuato per almeno 6 mesi previene significativamente l’insorgenza di atopia. 
Abbiamo prima citato alcuni additivi; anche altre sostanze aggiunte agli alimenti provocano reazioni allergiche cutanee attraverso meccanismi diversi. Alcuni additivi sono costituiti da polipeptidi o proteine di grandi dimensioni e, quindi, sono intrinsecamente immunogeni. Additivi di questo tipo comprendono gomme vegetali, farine di carrube (= E 410), farina di semi di guar (= E412) ecc. Altri additivi  di basso peso molecolare sembrano interagire sia con le proteine tissutali che con le proteine alimentari inducendo una risposta immune umorale:  sodio metabisolfito (E223), sodio benzoato (=E210-219) potassio sorbato (E202) ecc. Gli Anticorpi più frequentemente coinvolti sono le IgG STS e le IgA. Attraverso la deposizione di complessi immuni inducono flogosi complemento-mediata con coinvolgimento anche dell’apparato tegumentario. Pazienti con DA  RAST-negativa riconoscono questo meccanismo di azione alla base della cronica ricorrenza dei sintomi cutanei”. 



In diverse occasioni il prof ha sottolineato che i test allopatici per le allergie e intolleranze non sono abbastanza affidabili, mentre lo sono al 100% quello kinesiologico e l’EAV.
Altri punti importanti che il professore sottolinea sono:
  1. il protocollo vaccinale obbligatorio induce una “forzatura” immunitaria in un periodo di non risposta (la maturazione del sistema immunitario avviene da 1 a 5 anni di vita). I fattori inducenti un’alterata risposta immunitaria sono principalmente: allattamento artificiale, alimentazione artificiale, vaccinazioni, terapie allopatiche (psicofarmaci, antibiotici, corticosteroidi, fluoro) , inquinamento ambientale ed atmosferico, stress psicologico.
  2. L’uso topico di pomate cortisoniche fa “rientrare” l’eruzione cutanea per inibizione immunitaria per cui il sistema immunitario si rivolgerà ad altri organi: fegato, polmone, tubo digerente ecc.
  3. Un altro problema è la prevenzione della carie dentaria con la fluorizzazione sistematica. L’inquinamento globale provoca una pandemia reattiva definita fluorosicotizzazione. La crescita dentale corrisponde alla maturazione a tappe del sistema immunitario. L’uso aggiuntivo di fluoro in questa e nelle successive fasi di sviluppo infantile è estremamente tossico.                                Può essere agevolmente sostituito da: calcarea fluorica, acidum fluoricum, baryta fluorica, natrum fluorosilicicum, magnesia fluorica ecc.
  4. la dermatite atopica è una delle porte di entrata delle patologie immunitarie della pubertà e dell’età adulta: ecco perché va trattata con molta attenzione.



 DIETAIl primo livello di intervento terapeutico è la desensibilizzazione del sistema immunitario intestinale; viene prescritta una dieta di eliminazione delle intolleranze da seguire per almeno 2 mesi; al successivo controllo, previa negatività del test, reintroduciamo l’alimento con dieta di rotazione ogni 4 giorni. E’ necessario raccomandare ai pazienti alimenti di sicura origine biologica, in particolare frutta, verdura e cereali integrali. Raccomandiamo anche l’uso frequente di pesce azzurro, olio di girasole (prima spremitura a freddo), per l’alto contenuto di acidi grassi polinsaturi omega 3 e 6 , particolarmente indicati nelle patologie infiammatorie cutanee. Correggeremo la frequente disbiosi con INUVITAL e SYMBIOLAST COMP. Nei bambini con il programma “symbioflor”.  


 OMEOPATIA                             
primi 3 anni di vita: CALCAREA CARBONICA e ANTIMONIUM CRUDUM; ma anche SULFUR, GRAPHITES, LYCOPODIUM. Ed in second’ordine: NATRUM MURIATICUM, CALCAREA PHOSPHORICA, CALCAREA FLUORICA, MERCURIUS. 

Dopo i 6 anni:  ARSENICUM ALBUM, GELSEMIUM, SEPIA, PSORINUM. 

Dai 12 anni in poi i rimedi più indicati sono : ANACARDIUM, CHAMOMILLA, CUPRUM, HEPAR SULFUR, LYCOPODIUM, NUX VOMICA, SULFUR. 
 INTEGRATORI

  Il più importante è l’ACIDO GAMMA-LINOLENICO   a partire dalla seconda infanzia.

SAPORE DI SALE

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“Voi siete il sale della ter­ra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato”
Vangelo secondo Matteo 5,13-16

Mi piace usare questa citazione ogni volta che ne ho l’occasione e questa è un’ottima occasione!
Nel nostro simbolismo psichico il sale  rappresenta la parte significativa di un dato contesto o argomento: sul piano estetico definiamo un soggetto “insipido” quando vogliamo evidenziare  come sia assolutamente privo di fascino. In campo artistico e letterario, definiamo “insipido” un autore che non ci attrae, di cui possiamo riconoscere la capacità tecnica ma non la presenza di quel quid che rende  geniale la sua opera.

Ma veniamo al nocciolo del nostro argomento: il sale nell’alimentazione.
Per quanto riguarda i benefici del sale usato in modo equilibrato e i danni del sale quando è assunto in eccesso non starò a ripetere ciò che è stato detto ampiamente in letteratura nutrizionistica: preferisco  indirizzarvi ai comodi  e ben fatti testi dei link indicati nella nota finale.

In medicina cinese, il sale e gli alimenti salati sono Yin. Tra le proprietà dei cibi Yin c’è in primo luogo quella umidificante (basti pensare alla ritenzione idrica determinata dal sale). IL sale dirige l’energia verso l’interno e verso il basso. In piccole quantità nutre e rafforza lo Yin del rene, mentre in grande quantità lo disperde e la conseguenza sarà la ben nota ipertensione.

Un occasionale eccesso di sale (escludendo l’eccesso abituale che adottano molte persone, e specialmente coloro che si nutrono con molti alimenti preconfezionati) si verifica ad esempio  quando un soggetto invitato a pranzo continua a mangiare una pietanza che trova assai sgradevole proprio perché eccessivamente salata, solo per mostrare cortesia verso coloro che l’hanno preparata. In questo caso l’eccesso di sale provoca spesso diarrea (con la stessa modalità di quando si prende improvvisamente freddo all’addome).

In alcuni tipi di avvelenamento vengono somministrate soluzioni sature di sale per indurre il vomito. In particolare questo è un provvedimento utile per i nostri animali domestici — nel caso in cui siano abituati a gironzolare  per conto loro per poi rientrare in casa —  in caso di ingestione accidentale di veleno per i topi.

Sempre  per questo effetto umidificante della parte più interna dell’organismo, l’eccesso di sale danneggia le ossa e può provocare osteoporosi in quanto provoca maggiori perdite urinarie di calcio.


SIMBOLI CORRELATI ALLA SCELTA DEI SAPORI
Non credo  occorrano studi scientifici per farci capire ciò che già intuitivamente possiamo cogliere riguardo alla scelta dei sapori. Tuttavia voglio riferire le conclusioni di uno studio dell’università Saint Xavier di Chicago di pochi anni fa: 
— la maggior parte dei soggetti che sceglie il dolce ha un carattere estroverso, sente la necessità di approvazione da parte degli altri ed ha una certa rigidità nelle idee e nel comportamento. 
— Coloro che scelgono il piccante hanno uno spirito avventuroso e ben disposto ai cambiamenti
—Chi sceglie il gusto salato e acido (questi due in genere  vanno di pari passo nello stesso soggetto) ha un carattere più introverso e una tendenza a chiudersi in sé quando è di cattivo umore ( vi ricordo allora il Natrum Muriaticum dell’omeopatia che peggiora con la consolazione e con i consigli). Inoltre tende a far valere le sue ragioni nelle dispute. Altra tematica è quella di voler tenere sotto controllo le situazioni in cui si trova… ovviamente il più delle volte non può riuscirci e allora per compensare il senso di frustrazione, cerca alimenti salati.
—Il gusto amaro configura soggetti con una certa dose di rassegnazione, ma anche di saggezza. Non per niente il gusto  equilibratamente amaro tonifica il cuore.



NOTA
Per un excursus sui benefici del sale consiglio questo link:

Per un excursus sui danni dell’eccesso di sale consiglio questo link:

http://alimentazione-naturale.blogspot.it./2010/02/sale-sodio-comodi-indicatori-di-cibi.html

Conferenza di presentazione di un nuovo corso

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Corso di alimentazione   
“Il giusto peso e le diete”.
 La sera del 2 ottobre, mercoledì, alle ore 20 , presso l'ambulatorio della Dr Paola Calzolari, in via Vaciglio 526 a Modena, ci sarà la mia conferenza di presentazione e le nuove iscrizioni al corso. Per l'occasione vi invitiamo a venire a digiuno e di buon appetito, dato che avrà luogo una sana cenetta dimostrativa. 
Il programma del corso è quello evidenziato nella figura.
Il costo del corso è di 30 euro che potete pagare:
— attraverso il mio sito web Guru di Tamara—> corsi—-> alimentazione il giusto peso e le diete, 
—dal vivo al momento dell'inizio della conferenza. 
Il giorno seguente troverete una mail con le indicazioni per accedere alla vostra pagina on line del corso...per coloro che mi seguono ma non mi conoscono, poi, sarà una nuova occasione  per incontrarci ... vi aspetto con il solito entusiasmo! 

Avviso per coloro che hanno già acquistato il corso Giusto peso e le diete. 

Ovviamente se volete potete venire alla conferenza senza dover pagare nulla, essendo già iscritti. 

PARACELSO

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PARACELSO
Questa settimana voglio aprire una parentesi sul mondo antico e magico della medicina e della farmacia, quando il medico era egli stesso lo speziale e lo spagiro.
La vita di questo eminente studioso è molto interessante soprattutto perché fu lui ad aprire la strada a diverse discipline olistiche ancora oggi in vigore.

( Per i lettori più frettolosi: Se trovate troppo lungo questo post, potete saltare direttamente alla seconda parte intitolata “Vediamo ora i termini da lui usati e/o coniati per descrivere le sue teorie” ) 

§§§


Paracelso nasce il 10 novembre 1493 a Einsiedeln, nei dintorni di Zurigo. 
Il suo nome per esteso è Filippo Teofrasto Von Hohenheim (che vuol dire dall’alta dimora). Egli stesso poi latinizzò, secondo l’uso dell’epoca, il suo cognome in Paracelsus. Ancora ragazzo si trasferì con il padre a Villach, in Carinzia (e più tardi nello Swatz) dove visitò le miniere e dove seguì gli insegnamenti del vescovo alchimista Erhart Baumgarten, che influenzò profondamente la sua ricerca orientandola sull’impiego terapeutico dei metalli.
“il corpo è come una miniera che produce il combustibile (zolfo) il quale a sua volta conduce al mutevole (mercurio) e questo al solido (sale)”. 
Frequentò tutte le università dell’epoca attive in Europa e fu sempre critico, impulsivo e ribelle. Fautore dell’esperienza pratica appresa nelle taverne e sulla strada dagli zingari, i maniscalchi, le vecchie guaritrici. A Colonia ancora adolescente (1509-11) conobbe le opere dell’alchimista Basilio Valentino. A Würzburg, dopo aver  abbandonato gli studi presso la facoltà di Basilea, si occupò di Cabala e di magia sotto la guida del famoso abate Tritemio. Giunto in Italia studiò a Padova, dove lesse Pietro D’Abano e a Bologna, con Berengario di Carpi, il portavoce dell’uso del mercurio nella cura della sifilide. Qui venne a contatto con l’Acerba di Cecco D’Ascoli e con gli insegnamenti di Michele Savonarola circa le correlazioni tra organi ed astri. In seguito passò a Ferrara dove si laureò, affiancando il maestro Lonicero negli attacchi a Plinio e ad Avicenna e si avvicinò al neoplatonismo che culminerà poco più tardi nel pensiero di Marsilio Ficino. Salerno invece non gli piacque, come del resto Parigi e Montpellier, Granada e Lisbona, da dove si imbarcò per l’Inghilterra, resa più attraente al suo gusto per le miniere di Cornovaglia e Cumberlandia. Tra mille altre cose Paracelso fu chirurgo militare sia sotto l’esercito olandese che svedese e veneziano, cosa che gli permise di viaggiare anche verso oriente, fino a Rodi e Costantinopoli, mettendo in pratica le sue teorie innovative circa la disinfezione e la cura delle ferite, che cospargeva di uova di rana (contengono  Iodio) e, contrariamente all’uso del tempo, preferiva non fasciare. Passato e futuro, cultura medievale e spirito moderno si incontrano in questo individuo grassoccio e piccolino, quasi sempre trasandato, mago, veggente, naturalista, guaritore, alchimista, astrologo e predicatore. Praticò i diversi aspetti dell’arte magica e talismanica; mise a punto un sistema terapeutico che se da un lato precorre l’omeopatia, dall’altro, con l’utilizzo  della Mumia ricorda gli arcaici rituali di guarigione sciamanica, avvezzi a trasferire la malattia su animali o piante. Questo non gli impedì di precorrere i tempi anticipando il magnetismo di Mesmer e l’interpretazione dei sogni di Freud, l’azione antibiotica di muschi e muffe e i dosaggi omeopatici di Hahnemann perché “il veleno può essere un rimedio e il rimedio un veleno: tutto dipende dalla quantità”. Ai contemporanei non piaceva la sua aggressività, la sua presunzione, il ribellismo, la durezza del linguaggio troppo disinibito. Divenuto docente alla facoltà di Basilea grazie alla raccomandazione dell’editore Frobenius, che aveva salvato da un’amputazione, tenne un atteggiamento rivoluzionario, scandalizzando i colleghi con le lezioni tenute in tedesco invece che in latino e le frequenti bisbocce nelle taverne insieme agli studenti. Fu nemico del sapere accademico al punto che affermando “le fibbie delle mie scarpe sono più dotte di Galeno e di Avicenna” gettò le opere di questi due nei falò di S. Giovanni che gli studenti accendevano ogni anno davanti all’università di Basilea, così alla fine si giocò il posto. Teneva in grande considerazione gli insegnamenti avuti dalle guaritrici seguaci della dea nordica della salute Volupsa, depositaria di una sapienza millenaria.
Secondo la medicina del suo tempo gli squilibri degli umori venivano curati con umori opposti. Ad esempio il freddo con il caldo, il secco con l’umido etc. non c’era un criterio unitario ma in maggioranza era così. Paracelso, come i primi Spagiri, seguiva il criterio delle Signature e cioè metteva la malattia in risonanza col suo simile nel macrocosmo: il pianeta, il segno zodiacale, il simbolo, le proprietà caratteristiche del rimedio. Come idea filosofica prepara la strada all’omeopatia. Inoltre, al contrario delle correnti filosofico-religiose dell’epoca, che separavano spirito e materia, egli le considerava tutt’uno. le tre forze primordiali erano : Zolfo-maschile, Mercurio-femminile e 
Sale-neutro. Si narra che Paracelso tenesse sempre con sé uno spadone spuntato (chiamato Azoth) nella cui elsa teneva nascosto del laudano. Secondo Paracelso il vero medico deve essere anche alchimista, astrologo, filosofo, deve conoscere i ritmi del cielo e le segnature dei pianeti, le corrispondenze cosmiche e l’arte della trasmutazione. Il paziente per guarire deve credere nell’armonia del cosmo, fidarsi del medico e, soprattutto, deve desiderare davvero di vivere, perché questa è la medicina più potente. Quando tutto questo non basta, Paracelso fabbrica talismani e sigilli per catturare e potenziare la forza delle stelle e poi convogliarla sull’uomo, nei suoi speciali  gamehau ( pietre incise), il tutto secondo i binari dell’analogia. La filosofia orientale riecheggia spesso nelle parole di Paracelso. Forse per l’influsso degli zingari provenienti dall’india o di contatti con molti stranieri quando lavorava nella repubblica di Venezia, egli sfodera concetti vicini al Prana degli indù e alla Chi dei cinesi. Da Basilea fu esiliato e proseguì per l’Alsazia, per il Wüttemberg e poi per San Gallo dove rimase 3 anni a predicare, invasato di furore religioso. Nel 1534 è di nuovo in Italia, a Vipiteno dove studia gli effetti del mal di montagna, dove lascia dietro di sé leggende di miniere, nani, anguille magiche che, mangiate, permettono di comprendere il linguaggio degli animali e delle piante. Dalla Valtellina, che definisce “terra di salute”, passa poi in Engadina a Saint Moritz, dove diede l’avvio alla moderna Idrologia, mettendo in evidenza le proprietà delle acque sorgive. Di nuovo a Villach dove il padre muore e poi a Lubiana, Monaco, Graz, Vienna, fino al maggio del 1541, che coincide col suo arrivo a Salisburgo. Qui apre laboratorio e trova un po’ di tranquillità. Ma dura poco. Muore il 24 settembre del 1541 forse di avvelenamento, forse di tumore.



Vediamo ora i termini da lui usati e/o coniati per descrivere le sue teorie


YLIASTER è materia+costellazione; il potere segreto della natura da cui tutte le cose si sviluppano e si moltiplicano.

KAGASTER è costellazione cattiva; aspetto dissolutivo; opposto e complementare a Yliaster.

ARCHEO è la forza vitale attribuibile al Prana e al Chi. Si connette con le influenze magnetiche e magiche che colpiscono, prima del fisico, il piano immateriale dell’uomo.

EVESTRUM è il termine con cui Paracelso definisce il corpo astrale, in diretta corrispondenza con le stelle. E’ su di esso, prima che sul corpo materiale, che gli astri esercitano i loro influssi, tuttavia controllabili per mezzo della ragione. Durante il sonno è in grado di staccarsi e allontanarsi oltre che di comunicare con altre persone vive o defunte. La sua connessione col fisico si spezza nell’istante della morte.

MUMIA è il veicolo dell’energia vitale. Grazie a questo principio di simpatia che continua temporaneamente a collegarli agendo su una piccola parte di esso, si può influire sul corpo intero, sempre a partire dal piano astrale per finire sul fisico. Così mettendo a contatto un rimedio (metallo, pietra, piante, di natura astrologicamente corrispondente all’organo malato) con il corpo del paziente e lasciandovelo fino a che non se ne sia impregnato, avviene un duplice scambio: la malattia estratta dal corpo si trasferisce sul rimedio che agisce come una spugna, mentre la forza vitale di questo, attratta dal corpo che ne avverte la mancanza, interviene a ripristinare l’equilibrio energetico perduto.

HOMUNCULUS
 è la leggendaria creatura alchemica nata dallo sperma e dal sangue dell’uomo, ovvero dalla sua energia vitale e ottenuta ponendo i suddetti elementi nel ventre di un cavallo e mantenendoveli a temperatura costante per un determinato lasso di tempo   
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Ed ecco lo schema che riassume alcune principali signature di Paracelso, da me adattato allo schema dell’Albero della vita di cui Paracelso era certamente un sostenitore. I numeri corrispondono a quelli dell’albero della vita.





Ovviamente lo schema delle Signature comprende una serie INFINITA di piante, metalli, animali, simboli, stati emotivi etc etc. Riconoscere questa similitudine è una questione di intuito ed esperienza. Paracelso enumera 5 sfere di esistenza, gli “enti” e 5 tipi di malattia che ricordano le minuziose classificazioni dei medici tibetani. Secondo questi, infatti, vi sono sia malattie prodotte da cattiva alimentazione e cattive abitudini, sia malattie ereditarie, cioè connesse all’esaurimento dell’energia ancestrale. A queste Paracelso aggiunge le malattie prodotte dall’influenza degli astri, quelle innescate dalla mente e dalle emozioni (psicosomatiche) e quelle volute da Dio per permetterci di scontare un errore commesso in questa o altre vite.          



Infine, dato che ho voluto spaziare in un terreno magico, voglio aggiungere una nota di numerologia: Paracelso  aveva numero di espressione 5 ( personalità che tra le altre caratteristiche ha quella di  attuare continui cambiamenti e impulso costante —come filo conduttore—   a fare numerosi viaggi e trasferimenti di residenza) e numero del destino 11 
( in sintesi  un destino che non conosce mezze misure:  grande fama o grande disonore).

NOTA
Ho riportato lo stralcio di un articolo di  
Laura Tuan pubblicato niente-di-meno-che su Astra novembre 1993!!!

Laura Tuan  è un’autrice che apprezzo moltissimo e della quale conservo diversi articoli di quegli anni.


NOTA 2 : l'invito espresso nel post precedente è sempre valido fino al 2 ottobre... vi aspetto a braccia aperte :-)

Metalli pesanti e danni alla pelle

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I metalli pesanti più comuni come causa di intossicazione sono: Sb, Ag, As, Bi, Cd, Co, Cr (diffusissimo, è usato come pigmento nei tatuaggi),Fe, Ga, Mn, Hg, Mo, Ni, Au, Pd, Pb, Pt, Cu, Sn e Zn.
Possiamo entrare in contatto con essi con l’alimentazione, il fumo, l’inquinamento dell’aria e alcuni materiali tuttora usati in odontoiatria.
Questi metalli possono rimanere nell’organismo anche dopo decenni dal primo ingresso.
I più frequenti danni alla pelle che determinano vanno dall’orticaria, passando per discromie (macchie chiare o scure sulla pelle) dermatiti varie e/o acne, fino a patologie di una certa importanza come sclerodermia, teleangectasie, vasculiti, alcune granulomatosi  e, non ultimo, alcune neoplasie.
Questi metalli una volta penetrati nell’organismo, prima di giungere alla superficie cutanea, vanno ad alterare sul piano energetico o sul piano materiale:
—il sistema linfatico
—l’apparato respiratorio
—il colon
—il sistema nervoso (danni alla guaina mielinica del nervo e questo ci fa pensare a tante patologie neurologiche tipiche dell’era dell’inquinamento non ultima la sclerosi multipla)
— il sistema immunitario, con disturbi allergici a tutti i livelli: respiratorio, alimentare, dermatologico.
—il fegato (dove si vanno spesso a depositare)
—il tessuto adiposo…idem come sopra
— il rene

Per sapere se è in atto una intossicazione da metalli pesanti, l’esame che consiglio come prima scelta è il test kinesiologico.

RIMEDI OMEOPATICI

possiamo usare diverse categorie di rimedi, e precisamente:
—il o i  metalli pesanti chiamati in causa in diluizione omeopatica 
— la fonte stessa da cui provengono i metalli pesanti quando si conosce. Ad esempio se svolgiamo un lavoro  durante il quale siamo esposti a questi metalli (esempio chi lavora in ceramica o altri settori industriali), se siamo venuti occasionalmente a contatto con un insetticida o altro veleno solo per averlo dovuto maneggiare; se siamo venuti a contatto con dei coloranti (tra l’altro penso ai miei amici artisti!); infine, caso molto frequente, se sappiamo di avere delle vecchie otturazioni dentali: farle rimuovere e poi assumere lo stesso materiale in diluizione omeopatica… qui mi riferisco come minimo alla 30CH quindi tranquilli: non assumerete nemmeno una molecola dell’amalgama che avete fatto rimuovere.

in aggiunta io consiglio di assumere un drenante omeopatico come Nux vomica e/o Lymphomiosot ed un rimedio costituzionale secondo il tipo cui appartenete (v. post precedente sui tipi omeopatici inserito  nel 2009)

IN CASI PARTICOLARI: FITOTERAPIA
Questa consiglio  di eseguirla con un trattamento spalmato in circa 1 anno di terapia.
Un trattamento così lungo e imponente ha ragione di essere intrapreso se il disturbo riscontrato è altrettanto imponente ed allarmante. Ad esempio non ci sono solo sfoghi di pelle ma anche comparsa di emicrania cronica o disturbi neurovegetativi; oppure se addirittura è stato diagnosticato un tumore alla pelle; oppure è insorta del tutto improvvisamente una vitiligine o una imponente discromia della pelle.

Il trattamento fitoterapico che consiglio è il drenaggio di tutti gli emuntori, da eseguire dopo circa un mese dal trattamento omeopatico. Cominciare dal fegato con piante tipo carciofo o cardo; proseguire con le vie respiratorie ed urinarie con il Pino  e poi con il drenaggio linfatico con piante come Castanea vesca o Betulla; infine drenaggio delle vie urinarie (di nuovo) con Pilosella e dell’intestino con Aloe vera. 


IPERTENSIONE parte sesta RIMEDI NATURALI

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La dieta  deve essere povera si sale; il riso è altamente consigliato perché povero di sodio e ricco di potassio. E’ opportuno intercalare un periodo di digiuno: esso è efficacissimo  perché agisce sia sulle cause fisiche che sulle cause psichiche disintossicando il paziente e obbligandolo al riposo. Oltre allo stress, una causa scatenante dell’ipertensione è lo stato di “intossicazione intestinale”. 
Le tossine prodotte nella putrefazione e nella fermentazione intestinale passano nel sangue e provocano degli spasmi delle arteriole e dei capillari aumentando le resistenze periferiche. Per l’ipertensione di grado medio, se non ci sono altre patologie in atto, sono sufficienti 7 giorni di digiuno totale, considerando ovviamente che si può e si deve bere acqua secondo le esigenze della propria sete. L’iperteso, essendo un “sanguigno” nella classificazione ippocratica, sopporta molto bene il digiuno. 


In uno studio del 2003 fu rilevato che la supplementazione con vitamina E combinata a vitamina C a lento rilascio rallenta la progressione aterosclerotica nei soggetti ipercolesterolemici.  Brevi periodi di trattamento con vitamina E migliorano la distensibilità arteriosa. In uno studio del 2000, i soggetti che avevano assunto 500mg di vitamina C al giorno ottennero un calo della pressione arteriosa mediamente del 9,1 % rispetto ai placebo; questo potrebbe dipendere dalla capacità della vitamina C di aumentare l’attività biologica dell’NO; secondo altri autori tale dose, se di vitamina C sintetica, è sufficiente a causare danni al DNA. 

La ginnastica e il movimento in genere vengono caldamente raccomandati; il paziente non deve fare sforzi eccessivi e non entrare in competizione perché ciò porterebbe ad un aumento della pressione arteriosa. Utili sono tutti gli esercizi di rilassamento come yoga, training autogeno, bioenergetica ecc ecc , l’idroterapia a base di bagni caldi, docciature caldo-fredde alternate e la sauna. 

In medicina cinese (MTC)  l’ipertensione è considerata una sindrome da eccesso energetico: scegliere i punti dei canali F e R a seconda del soggetto; è indicata la percussione  per dare una stimolazione forte. I punti sono R3, F2, V 18 e 23; se  è presente capogiro o cefalea VB20 , se gonfiore addominale ed escrezione eccessiva RM12 e S40; se astenia S36 e MP6.  In più aggiungere i punti che richiede la situazione personale del soggetto. 

FITOTERAPIA 

Non parlerò di Rawolfia e Segale cornuta  perché  “droghe eroiche” trattate in farmacologia (comunque la segale cornuta oggi viene usata per l’emicrania e altre indicazioni). 
VISCHIO,OLIVO, AGLIO, BIANCOSPINO, PILOSELLA, ROSMARINO,PASSIFLORA E VALERIANA,MIRTILLO, ROVO,VERATRO,RODIOLA,SOLIDAGO ,KARKADE’.


VISCHIO
 L’estratto acquoso ha una blanda azione colinergica per cui tramite un’eccitazione del parasimpatico si provoca un abbassamento della pressione arteriosa di lieve entità; si può assumere il macerato in acqua fredda di tutta la pianta (2 cucchiaini lasciati a macerare per almeno 12h in 250 ml di acqua, oppure l’estratto fluido. Succo fresco di vischio  un cucchiaio diluito in 1 bicchiere d’acqua per 3 volte al dì ( si può alternare con biancospino a giorni alterni);
 TM= 90-150 gocce al dì; il viscum crataegi è vischio di biancospino particolarmente indicato per l’ipertensione della donna in menopausa. 

OLIVO 
vengono usate le foglie e i frutti; si usano 2 varietà: Olea europea var. sativa ( olivo coltivato) e Olea europea var. oleaster (selvatico). Nelle foglie sono presenti 2 eterosidi idrosolubili : l’oleuropeina e l’oleoside; sono anche presenti acido tartarico, malico, glicolico e lattico.  I suoi effetti sono notevoli nelle ipertensioni essenziali e in quelle dovute ad aterosclerosi; la ripetizione del trattamento non esaurisce l’azione dell’olivo, si nota anzi una regressione delle crisi anginose. L’azione ipotensiva va attribuita in parte all’oleoside e in parte all’effetto diuretico dell’acido glicolico; vanno usate preparazioni di pianta fresca. MG 20 gocce 3 volte al dì, idem per le gocce spagiriche. 

AGLIO 
sono accertati gli effetti fibrinolitici, antimicotici, antivirali e l’abbassamento del tasso dei lipidi ematici. La debole azione ipotensiva è da attribuire alla fibrinolisi e alla riduzione della lipemia e non ad azione vasodilatatrice, pertanto, restando come prima scelta nelle dislipemie, va scelto solo come coadiuvante nell’ipertensione.

BIANCOSPINO 
succo fresco= 1 cucchiaio per 3 volte al dì. 

PILOSELLA
 è utile per l’azione diuretica e azoturica 40 gocce per 3 volte al dì

ROSMARINO  
MG 90-150 gocce al dì per le sue proprietà colagoghe aiuta la regolarizzazione della pressione arteriosa nei “piccoli epatici”.  

PASSIFLORA E VALERIANA 
 per gli effetti sedativi 60-300 gocce al dì 

MIRTILLO 
90-150 gocce al dì. 

ROVO 
è un antisclerosi indicato nelle degenerazioni conclamate 90-150 gocce al dì.

VERATRUM ALBUM   
Tintura madre (TM)  da usare con cautela nelle ipertensioni ribelli per la sua notevole azione spasmolitica 15-30 gocce al dì (droga eroica).

SOLIDAGO 
gocce spagiriche 10 gocce 3 volte al dì. 

KARKADE’ ( Hibiscus Sabdariffa) 
in uno studio svolto su volontari, il trattamento prevedeva la somministrazione quotidiana, prima della colazione, di un infuso di 10g di calici fiorali secchi (9,6 mg di antocianine). Questo infuso ha dimostrato la stessa efficacia del captopril con cui era in cura il secondo gruppo di volontari.

RODIOLA 
Emozioni come l’ira, l’ostilità, l’ansia, gli atteggiamenti autorepressivi, lo stress prolungato, sono associate certamente all’ipertensione. Recettori per gli oppioidi sono stati trovati sia sull’endotelio vasale che nel cuore; la loro attivazione può attenuare gli effetti delle catecolamine. La Rodiola, agendo sui recettori di membrana per gli oppioidi, limita l’afflusso di ioni Ca e/o aumenta l’efficienza della loro pompa ionica evitando il “calcium overload”; oltre a questa azione, sembra che la Rodiola limiti direttamente l’innalzamento dei livelli delle catecolamine.

LICOPUS EUROPAEUS 
è una pianta indicata per l’ipertensione associata a palpitazioni dovute adisturbi della tiroide.







MIA CONFERENZA

MALATTIE AUTOIMMUNI parte prima

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In questa immagine uno schizzo dell’intestino affetto da colite ulcerosa: una malattia considerata classicamente autoimmune…ma è corretto il concetto di auto-immunità? lo scopriremo in questa breve serie di articoli.

Il corpo come organismo possiede una complessa organizzazione  che si è sviluppata nel corso di migliaia e migliaia di anni in base all’interagire con l’ambiente.
L’omeostasi è proprio la capacità di mantenere costanti certi parametri vitali (ad esempio la temperatura, il volume ed il pH del sangue ecc ecc) al variare delle condizioni sia esterne che interne. Possiamo riflettere sul fatto che un organismo così complesso da sviluppare un sistema nervoso autonomo (per mantenere le funzioni vitali in modo “automatico” indipendentemente dalla volontà), è certamente in grado di mantenere un proprio equilibrio.
Se per intelligenza intendiamo la capacità di risolvere problemi al minor prezzo in termini di rapporto beneficio/danno e la capacità di capire, comprendere ed apprendere, possiamo dedurre che il corpo è più intelligente della mente.
Negli antichi testi di chiromanzia la linea del cuore era detta anche linea “mentale”: infatti, per gli antichi l’intelligenza aveva sede nel cuore mentre nella testa albergava solo l’abilità che è una facoltà diversa.

Nel corso del periodo neonatale o fetale il sistema immunitario impara a riconoscere il proprio ambiente, quale che sia la sua origine, genetica o importata: il riconoscimento è dunque una funzione acquisita.
 Ciò è stato visto con un esperimento di Medawar: quando un topo di ceppo B riceve, alla nascita, cellule della milza di un topo di ceppo A, diventa capace, da adulto, di accettare un trapianto (ad es di cute) proveniente da un donatore di ceppo A. Questa situazione di tolleranza si mantiene per tutta la vita.
Durante la fase di differenziazione la maggior parte dei linfociti che arrivano a maturazione esprimono immunoglobuline di forte affinità per gli antigeni estranei che potranno prima o poi essere incontrati (o che non saranno mai incontrati). Ma si conservano anche dei linfociti che hanno una certa affinità per gli antigeni del sé : debole, certo, ma non nulla. Questo implica l’esistenza di uno stato di autoimmunità fisiologica, non dannoso per l’organismo, ma che sembra indispensabile per il mantenimento di uno stato permanente di vigilanza: un sistema in stato di veglia è più veloce da attivare di uno totalmente a riposo.

Ed  ecco una spiegazione olistica delle patologie autoimmuni che ho tratto  da qui :
(((http://www.mednat.org/cure_natur/malattie_autoimmuni.htm)))

“E’ stato osservato che le malattie autoimmuni sono in netto aumento statistico e che sono caratterizzate da sintomi importanti e spesso molto gravi.
Artrite Reumatoide, Lupus, Sclerodermia, Periarterite Nodosa, Rettocolite, Morbo di Crohn, Tiroiditi Autoimmuni, Psoriasi, Sclerosi Multipla, ecc., sono termini che sentiamo sempre più spesso e che allarmano perché indicano malattie ritenute incurabili. Inoltre, la medicina ufficiale ed i suoi medici impreparati non riescono a spiegarne l’origine, ma solo il meccanismo d’azione che, come è noto, consiste nell’aggressione da parte del sistema immunitario del paziente verso strutture proprie dell’organismo (autoimmunità).

COSA E’ IL MESENCHIMA O CONNETTIVO
La moderna Omotossicologia, disciplina medica di cui stiamo per parlare, ha, fra i tanti meriti, anche quello di aver dato la spiegazione scientifica del meccanismo alla base dell’autoimmunità.
L’Omotossicologia è la scienza che studia i “fattori tossici” dell’organismo; è stata codificata dal Dr. Reckeweg, medico tedesco, che per primo ha evidenziato l’importanza del mesenchima (che chiameremo connettivo) come substrato fondamentale delle cellule.
Il connettivo è il tessuto più esteso e grande dell’intero organismo (rappresenta il 20% del peso corporeo) ed è costituito da una matrice intercellulare che costituisce l’ambiente, l’habitat dove sono immerse e vivono le cellule del nostro organismo: la cellula sta al connettivo come l’uomo sta all’aria che respira.

Secondo questa prospettiva il connettivo è l’organo più importante che esista: infatti svolge svariate funzioni fondamentali per il nostro organismo. Per citarne solo alcune, diremo che tutte le reazioni immunitarie avvengono nel connettivo (che, dunque, da questo punto di vista rappresenta e viene indicato come il ”campo di battaglia”, la sede dove avvengono tutte le reazioni di difesa del nostro organismo). Inoltre svolge la funzione di nutrizione per le cellule, di immagazzinamento di sostanze di rifiuto prodotte dalle cellule (scorie metaboliche e tossine), di sostegno strutturale e molte altre.

FISIOLOGIA DEL CONNETTIVO

Una delle funzioni del connettivo è, come già detto, quella di essere ricettacolo di tossine che vengono convogliate dal sangue ed immagazzinate nel connettivo stesso.
Queste tossine provengono principalmente dal metabolismo cellulare (tossine endogene) ed anche dall’esterno, per esempio i virus, i batteri, i farmaci, i metalli pesanti, varie sostanze chimiche, ecc. (tossine esogene). Sia le tossine endogene che quelle esogene ogni giorno devono essere smaltite e tale lavoro viene effettuato dal sistema linfatico che, proprio come un operatore ecologico, porta via giornalmente i rifiuti che si sono accumulati.
Per consentire ciò il connettivo, nell’arco delle 24 ore, attraversa due fasi di circa 12 ore ciascuna: una fase di smaltimento di scorie metaboliche e sostanze estranee, ed una fase di ricostruzione della matrice connettivale e delle sostanze indispensabili alla vita delle cellule.

In ogni fase (vedi schema) il connettivo cambia la sua struttura. Nella prima fase della giornata, che va dalle 3 alle 15 circa, esso appare come una gelatina sciolta, solubilizzata (stato di sol) ed in questa prima parte della giornata avviene la demolizione e lo smaltimento di scorie e proteine (fase di smaltimento). Nella seconda fase, che va dalle 15 alle 3 circa, il connettivo appare, invece, come una gelatina che si ricondensa (stato di gel) ed in questa seconda parte della giornata avviene la ricostituzione della matrice connettivale e delle proteine (fase di ricostruzione). 

STATO DI SOL
Corrisponde a: Fase dell’attività-Simpaticotonia-Idrolisi proteica-Degradazione-Smaltimento 

STATO DEL GEL
Corrisponde a: Fase della Stasi-Vagotonia-Ricostruzione proteica 

In sintesi, ad ogni demolizione segue una ricostruzione e viceversa.
Questo equilibrio, però, può rompersi per una serie di ragioni: ad esempio, per un trauma, infezioni virali o batteriche, insufficienza funzionale del sistema linfatico, eccessiva produzione di tossine dovuta ad errata alimentazione o all’assunzione di sostanze chimiche, ecc. Tutti questi eventi portano ad un aumento di scorie nel connettivo.

Quando l’organismo è particolarmente sovraccaricato da questo punto di vista, si mettono in moto meccanismi di detossicazione e drenaggio supplettivi, grazie alla produzione di alcuni enzimi (per es. la ialuronidasi) che producono uno stato continuativo di sol del connettivo (fase di smaltimento): questa fase, però, non dura più solo 12 ore, ma continua fino a quando non viene ottenuta una pulizia profonda e completa. Tale meccanismo supplettivo prende il nome di INFIAMMAZIONE !
Quindi la gelatina disciolta (stato di sol) della matrice connettivale rigelificherà (stato di gel) solo quando sarà fatta completa pulizia del connettivo stesso. Solo allora, dopo aver svolto la sua funzione di drenaggio supplettivo, l’infiammazione finirà e verrà ripristinato il normale bioritmo giornaliero tra fase di sol e fase di gel del connettivo.

Da questa prospettiva l’infiammazione e, ovviamente, la febbre che ne costituisce il sintomo più generale, rappresentano un meccanismo biologicamente opportuno e non una malattia da combattere come, invece, vengono normalmente considerate.

La scienza, negli ultimi anni, ha dimostrato che il nostro sistema immunitario inizia a funzionare in maniera ottimale a partire da una temperatura di 38,4° C. Inoltre, nei centri più all’avanguardia nella cura dei tumori viene usata l’ipertermia, cioè l’induzione di un’infiammazione molto alta prodotta artificialmente nella zona da trattare, proprio perché si produce un forte stimolo immunitario.

IL PROBLEMA

Se l’infiammazione e la febbre non vengono considerate correttamente, cioè come meccanismi biologicamente opportuni, bensì come malattia da combattere, si cercherà, ovviamente, di combatterle con anti-infiammatori, antibiotici, cortisonici, ecc.

Tutti questi farmaci hanno una caratteristica comune, quella di produrre un immediato viraggio dalla fase di sol (fase in cui agisce l’infiammazione) a quella di gel (stasi), senza prima aspettare che sia stata fatta “pulizia”. Di conseguenza, si produrrà una gelificazione forzata del connettivo e quindi l’infiammazione passerà, così che medico e paziente saranno apparentemente soddisfatti del risultato ottenuto, convinti di aver ottenuto la guarigione eliminando i sintomi.

In realtà tale guarigione è solo apparente perché il fine ultimo, la causa per cui si era accesa l’infiammazione, non è stato raggiunto: le tossine rimangono nel connettivo ed il problema è solo rimandato. Infatti, una volta passato l’effetto dei farmaci gli stessi stimoli che avevano provocato il primo episodio di infiammazione ne faranno riaccendere un altro. Purtroppo medico e paziente tenderanno a riprodurre lo stesso meccanismo ogni qual volta si ripresenti un’infiammazione, accorgendosi però che gli effetti ottenuti non sono più quelli attesi in quanto, nel corso del tempo, le infiammazioni si riaccendono sempre più frequentemente e non sono più facilmente gestibili.

La MALATTIA AUTOIMMUNE
Sopprimendo sistematicamente le infiammazioni abbiamo visto che si produce un accumulo sempre maggiore di tossine in quanto se ne impedisce il drenaggio per lunghi periodi. In tal modo il connettivo si “impregna” sempre più profondamente di tossine ed è sempre più intasato di sostanze estranee (proteine batteriche, virus, sostanze chimiche, ecc.). L’uso dei farmaci (anti-infiammatori, antibiotici, cortisonici, ecc.) provoca, come già detto, un viraggio forzato verso la fase di gel senza che si sia prima pulito il connettivo.”


(Continua nel prossimo post)

MALATTIE AUTOIMMUNI parte seconda

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Le malattie dette impropriamente "autoimmunitarie" cosi' come il meccanismo delle stesse, pare essere una scappatoia che la medicina ufficiale, incapace a comprendere le vere cause delle malattie, e quindi a poterle guarire, ha scelto come strada per definire questi sintomi, chiamati impropriamente malattie, definendole come "malattie autoimmuni"; in realtà si tratta SEMPRE e comunque di: 
—intossicazione
— infezioni da parassiti
—infiammazioni, con conseguente alterazione di: enzimi, flora batterica
— pH dei liquidi extra ed intra cellulari e del sistema enzimatico, i quali fanno impazzire ovvero malfunzionare il sistema immunitario, e generano stress ossidativo cellulare e tissutale. 
—I vaccini, poi,  sono da considerarsi come una delle cause principali.

Ma per concludere questo argomento continuo con la citazione fatta nell’articolo precedente:
“Sappiamo anche che la fase di gel è caratterizzata dalle nuove sintesi proteiche che dovrebbero essere attuate in un connettivo “pulito”. Se, invece, si verificano sintesi proteiche in un connettivo sempre più contaminato, “impregnato di materiale estraneo” (ripetiamolo, proteine batteriche, virus, molecole chimiche e farmacologiche) si produrranno nuove proteine che, purtroppo, includeranno nella loro struttura anche materiale estraneo all’organismo, cioè non proprio (non self). Detto in altri termini, si produrranno delle “proteine anomale” in quanto formate non solo da materiale proprio (self) ma anche da “pezzi” estranei (non self). Verranno sintetizzate quindi quelle strutture abnormi che i tedeschi hanno chiamato “proteine selvagge”.
Queste proteine anomale saranno considerate estranee (non self) dal nostro sistema immunitario che, quindi, le attaccherà. Infatti, nonostante le proteine selvagge siano costituite quasi totalmente da molecole proprie dell’organismo contengono nella loro struttura anche piccole parti estranee sufficienti a far considerare queste proteine “non opportune” e quindi da combattere da parte del sistema immunitario: si creano così le basi della malattia autoimmune.

Per essendo state classificate svariate malattie autoimmuni abbiamo volutamente parlato di malattia autoimmune al singolare in quanto essa è la malattia del connettivo e, poiché il connettivo è ubiquitario (in quanto è presente ovunque nell’organismo) la classificazione delle malattie autoimmuni dipende solo da quale zona connettivale viene colpita (per esempio, la Sclerodermia al livello del derma, il Morbo di Crohn e la Rettocolite a livello intestinale, l’Artrite Reumatoide a livello delle articolazioni, la Sclerosi Multipla a livello della guaina mielinica, la Glomerulonefrite a livello renale, la Tiroidite al livello della tiroide, ecc.). 




Alla luce di quanto detto è evidente che negli ultimi anni l’uso indiscriminato ed inopportuno di farmaci anti-infiammatori sia stato accompagnato da un forte aumento statistico della patologia autoimmune.
Pensiamo, per esempio, a quante persone bloccano sistematicamente infiammazioni e febbri con farmaci anti-infiammatori o antibiotici oppure ai danni provocati nei bambini con problemi alle tonsille, ai quali viene prescritta una terapia con penicillina a lunga azione per la durata di molti mesi o anche anni.
Tutto ciò provoca uno stato di gelificazione prolungata del tessuto connettivo che impedisce la normale, fisiologica disintossicazione del connettivo stesso e facilita la formazione di grandi quantità di proteine anomale. Quanti di questi bambini da grandi si ammaleranno !
Infatti nella maggior parte dei casi accade quanto descritto finora ed intorno ai 20-30 o 40 anni, quando compare la malattia autoimmune, il destino sembra segnato.

Ma non è così: dalla malattia autoimmune si può guarire.
Occorre conoscere tutti i possibili meccanismi che facilitano e creano le basi della malattia: qui abbiamo esposti quelli che, a nostro parere, sono i fondamentali.
Attualmente solo pochi medici ne sono a conoscenza ed hanno un bagaglio olistico completo che li metta in grado di curare una malattia autoimmune ed al tempo stesso di rendere più consapevole e cosciente il paziente nel seguire un Protocollo di medicina naturale che ha già dimostrato di dare risultati eccezionali.


Ricordarsi che le alterazioni degli enzimi, della flora, del pH digestivo e della mucosa intestinale influenzano  la salute,  non soltanto a livello intestinale, ma anche a distanza in qualsiasi parte dell’organismo.”
Tratto da: kousmine.it

Cosa consiglio io per curare una patologia autoimmune (posto che io rifiuto questa definizione in quanto il sistema immunitario non “impazzisce”) ?
Valuterei caso per caso.
A tutti consiglierei un protocollo di questo tipo:
— Drenaggio di tutti gli emuntori e un drenaggio connettivale (fatto con i vari rimedi omotossicologici di cui è disponibile una vasta gamma. Come rimedio omeopatico nosode consiglio senza dubbio Medorrhinum 200 CH e se occorre anche Thuya o Graphites) in primo luogo
—Assunzione di una alimentazione il più possibile appropriata secondo le esigenze individuali, attenendosi possibilmente ai criteri di base espressi dalla Dr Kousmine
  Trattamento craniosacrale, per ottenere una riequilibrazione totale del soggetto. Il sistema craniosacrale si può considerare anche come una sorta di interfaccia tra corpo e “anima”.



—Rimedio omeopatico costituzionale ad altissime dosi
—Rimedio omeopatico scelto sulla base delle modalità individuali
— Se  necessario, si può aggiungere un fiore di Bach o un mix di fiori.
—Fitoterapia con una pianta scelta sempre in base al tipo di disturbo (esempio centella per la psoriasi, cannabis per la sclerosi multipla, etc etc)
—Molto importanti i trattamenti che portano al rilassamento sia con tecniche psichiche (training autogeno, meditazione e affini) sia fisiche (cromoterapia, massaggi vari, yoga)
— trattamento di medicina orientale o, in alternativa,  kinesiologico per resettare l’assetto neurolinfatico e la distribuzione energetica dei meridiani 
STOP

SISTEMA NERVOSO DUE NOTE

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(1)  MEDIATORI NEUROLOGICI  E  NUTRIZIONE  
La nostra alimentazione influenza il cervello e il sistema nervoso sia nell’immediato che nel volgere del tempo.
Nel breve periodo viene modulata o alterata la neurotrasmissione; nel lungo periodo viene modificato l’assetto della membrana delle cellule nervose. Sfruttando la scelta dei cibi, è possibile aumentare o diminuire la disponibilità degli aminoacidi che funzionano da precursori per la sintesi dei principali neurotrasmettitori e modificarne così la concentrazione nel nostro organismo.

Acido glutammico  --> glutammato e GABA
triptofano        ---> serotonina  (5-HT)
tirosina             --->  Adrenalina, nor-adrenalina, dopamina (A, NA,DA)

Un pasto di carboidrati fa aumentare la 5-HT a livello cerebrale, mentre un pasto misto o solo proteico, se pure  la fa aumentare nel sangue, non la fa aumentare nel cervello, in quanto il triptofano e gli altri aminoacidi competono per gli stessi recettori nella barriera emato-encefalica e gli altri aminoacidi hanno la precedenza sul triptofano. Anche come integratore deve essere assunto lontano dagli altri aminoacidi.  L’acetilcolina (Ach), invece, non deriva da un aminoacido ma dalla colina, che è diffusa in molti alimenti e che in piccola parte può essere sintetizzata dal nostro organismo. Gli alimenti più ricchi di colina sono: fegato di bue, arachidi, lattuga tipo iceberg, cavolfiore, pane integrale. La colina, combinandosi con il complesso enzimatico Acetil-Co-A dà origine all’acetilcolina. Ingerendo Ach insieme alla fosfatidilcolina (cioè il fosfolipide che la contiene, di cui è ricca la membrana del neurone), l’incremento della sintesi di Ach cerebrale è maggiore rispetto alla sola ingestione di colina. 
Un deficit di colina nella gestante e in chi allatta può provocare danni allo sviluppo cerebrale del feto e del neonato.
 Per il soggetto normale il fabbisogno è di 425 mg/die; per la gestante e la donna che allatta è di 450-550 mg/die. 
Non è facile andare in carenza di colina, ma può accadere se la dieta non è bilanciata o se è vegetariana stretta senza integratori. 
Un modesto incremento del glucosio circolante ha l’effetto di aumentare il rilascio di Ach: ecco perché il glucosio agisce sulla performance intellettuale.

(2)  LA MICROGLIA
Per spiegare in modo facile facile questo astruso nome riporto la definizione di wikipedia:
“Le cellule della microglia sono un tipo di cellule della glia che si occupano della prima e principale difesa immunitaria attiva nel sistema nervoso centrale (SNC). Le microglia costituiscono il 20% della popolazione totale di cellule gliali all'interno del cervello. A differenza degli astrociti, le singole cellule della microglia sono distribuite, nel cervello e nel midollo spinale, in larghe regioni che non si sovrappongono tra di loro.[1] Le microglia si muovono costantemente e analizzano il SNC in cerca di neuroni danneggiati, placche e agenti infettivi.[2] Il cervello e il midollo spinale sono considerati organi “immuno-privilegiati” in quanto sono separati dal resto del corpo da una serie di cellule endoteliali conosciute come la Barriera Emato-Encefalica. Questa barriera impedisce alla maggior parte delle infezioni di raggiungere il vulnerabile tessuto nervoso. Quando gli agenti infettivi sono introdotti direttamente nel cervello o riescono ad attraversare la barriera emato-encefalica, spetta alle cellule della microglia reagire rapidamente per incrementare l'infiammazione e distruggere gli agenti infettivi prima che danneggino il tessuto. A causa della mancanza di anticorpi (sono troppo larghi per passare attraverso la barriera), le microglia devono essere in grado di riconoscere corpi estranei, fagocitarli, e fungere da cellule APC, cioè da cellule che presentano gli antigeni ai linfociti T attivandoli. Dato che questo processo deve necessariamente svolgersi rapidamente, per prevenire un danno potenzialmente fatale, le microglia sono estremamente sensibili anche ai più piccoli cambiamenti patologici che hanno luogo nel SNC”

Un’attività eccessiva delle cellule della microglia è stata chiamata in causa per spiegare la demenza che talvolta insorge nei pazienti con AIDS. L’HIV non attacca i neuroni ma la microglia. E’ stato dimostrato che l’invasione virale stimola le cellule microgliali a produrre elevati livelli di citochine infiammatorie e altre molecole tossiche per i neuroni. Un’alterazione dei meccanismi regolatori della microglia potrebbe intervenire anche nella malattia di Alzheimer. Anche i soggetti Down presentano molte placche senili, ma queste si formano prima che nell’Alzheimer. Poiché nelle due patologie i cambiamenti a carico del cervello sono simili, è stata esaminata la possibilità che in questi soggetti la microglia danneggi il tessuto cerebrale. Anche le persone colpite da ischemia cerebrale potrebbero perdere neuroni a causa di una microglia troppo attiva e questo vale anche per coloro che sono usciti da un lungo stato di coma. Quando un vaso importante che irrora l’encefalo viene ostruito, il tessuto cerebrale che dipende da esso degenera rapidamente; successivamente muoiono anche i neuroni molto vulnerabili di una parte dell’area circostante, la regione CA1 dell’ippocampo. Streit ha scoperto che la microglia si attiva entro pochi minuti dall’instaurarsi dell’ictus, cioè molto prima che muoiano i neuroni dell’ippocampo. Si può immaginare che la microglia, avvertendo il pericolo, tenti di proteggere i neuroni, forse incrementando la secrezione di fattori di crescita in grado di riparare le lesioni. E’ ugualmente probabile, tuttavia, che il chimismo alterato che si instaura nella zona finisca per allentare i normali freni sul comportamento della microglia, portandone le cellule in uno stato in cui diventano pericolose. Dati preliminari indicano anche un possibile contributo della microglia alla sclerosi multipla, al morbo di Parkinson e alla malattia di Lou Gehrig. Inoltre la microglia si moltiplica con l’età; ciò potrebbe indicare che con il tempo si ha un allentamento dei meccanismi che si oppongono a uno stato di elevata attività. La diminuzione di questi controlli promuoverebbe la distruzione dei neuroni, contribuendo a un declino della memoria.


LE PAROLE DIFFICILI Deontologia e Metastasi

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Questa settimana torniamo ad occuparci delle parole  “difficili” in medicina.Sono certa che conoscete già il significato di queste due parole, ma voglio proporvi qui alcune riflessioni che presumo vi possano interessare.
DEONTOLOGIA
la deontologia è un regolamento, con valore di legge, che delimita e afferma determinati comportamenti di base che devono tenere i professionisti e i rapporti tra un professionista e l’altro nell’ambito dello stesso settore. Ora, se da una parte regolamentare determinati comportamenti rappresenta una tutela per i professionisti ed una sicurezza per l’utente, dall’altra può diventare una gabbia nella quale il professionista fa fatica a muoversi.
Esempio.  Se un farmacista  in base a ciò che racconta il cliente ed alla prescrizione che vede, nota che la prescrizione è quanto meno azzardata o pericolosa per la salute del cliente (ma non ci sono plateali incompatibilità o irregolarità), non può (come sul piano umano sarebbe tentato di fare) dire al cliente ciò che pensa, ma deve limitarsi a consegnare i farmaci. Anche se il cliente gli chiede un parere su quella prescrizione, egli non può dire nulla che tolga credibilità a quella prescrizione e a quel medico. Solo se un cliente  vuole informazione sui rischi e benefici di un farmaco il farmacista può e deve fornirgliele… infatti il prontuario dei farmaci deve per legge essere tenuto a disposizione di quei pazienti che vogliano consultarlo. Questa regola di fatto presuppone che in generale il farmacista non ha la stessa competenza del medico e in particolare non ha la conoscenza del caso particolare di un dato paziente quindi non può conoscere le motivazioni secondo le quali il medico ha agito, né può indagarle o giudicarle.
Simili limitazioni esistono tra medici diversi con dettagli diversi nella loro deontologia.
Il risultato distruttivo sia della frammentazione delle competenze che del corporativismo delle categorie.

Ma tutto questo spesso finisce per danneggiare il paziente invece che tutelarlo. Egli si trova spesso in uno stato di angoscia perché ritiene , ad esempio, che l’operazione o la chemioterapia che deve affrontare sia invasiva; consulta altri quattro medici. Costoro gli dicono quattro pareri diversi. Consulta l’omeopata e per un momento si sente sollevato, ma poi sente per radio la notizia di un soggetto con una malattia come la sua, che è morto per aver rifiutato l’operazione o la chemio.
Se ci fosse più collaborazione e meno antagonismo tra gli operatori sanitari come sarebbe tutto più semplice!!!

Metastasi

Secondo ciò che siamo abituati a sentire nei termini della medicina ufficiale  allopatica, la metastasi è “un frammento di tumore che entra nel circolo ematico o linfatico”. Quindi quando veniamo informati della presenza di metastasi in un soggetto  che ha un tumore, questa è una parola dal significato piuttosto drammatico.  
In realtà la parola deriva dal greco e vuol dire TRASPOSIZIONE e letteralmente “collocamento da un’altra parte: cambiamento di sede”.
In omeopatia e medicina olistica in generale, si usa questo termine quindi non solo per i tumori ma per qualsiasi patologia. Si tratta del trasporto di materiale morboso dalla sede che occupava verso una nuova sede.
La medicina allopatica è abituata a raffigurare l’organismo come una macchina divisa in tanti compartimenti a tenuta stagna. Quindi la medicina ufficiale non parla mai di metastasi e trasporto di tossine da una sede all’altra del corpo tranne che nell’unico caso dei tumori.
Gli studiosi sono perfettamente consapevoli che le cose non stanno così, ma questo è l’equivoco che hanno trasmesso e continuano a trasmettere alla gente comune almeno  per due motivi:
  1. quando spiegano le patologie ai pazienti, per semplificare, usano metafore  che paragonano l’uomo ad una macchina
  2. l’esistenza stessa delle molte specializzazioni mediche e il preponderante atteggiamento di “non interferenza” tra un medico e lo specialista o tra uno specialista e l’altro per motivi concordati nella deontologia.

In medicina olistica  si osserva questo fenomeno continuamente. Basti considerare che se noi blocchiamo l’escrezione delle tossine da una sede, il risultato sarà che quelle tossine si andranno a localizzare in un’altra sede.
Il caso più frequente ed evidente di metastasi è quello che si verifica tra la pelle e l’apparato respiratorio nel caso delle dermatiti allergiche e dell’asma.
Il dermatologo prescrive una pomata a base di cortisone, l’eczema passa e poco dopo il bambino soffre di asma bronchiale!


NOTA

Le immagini usate per gentile concessione sono di Giovanni Ambrosioni che potete visitare su Flickr

IPERTENSIONE parte settima

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ALCUNI RIMEDI OMEOPATICI


SULFUR, AURUM METALLICUM, NUX VOMICA, GELSEMIUM, BARITA CARBONICA, ACIDUM CIANIDRICUM, AESCULUS, CACTUS, PLUMBUM METALLICUM, JUNIPERUS,  SABINA.


Le situazioni più frequenti sono  rappresentate da soggetti che  rispondono molto bene ai seguenti tre rimedi che quindi indico come “prima scelta”, tenendo presente che in omeopatia il termine “prima scelta” ha un significato solo schematico perché la scelta del rimedio è sempre personalizzata:

Sulfur, Aurum, Nux vomica

 utili sono spesso anche Baryta carbonica e Plumbum


… a seconda della modalità dei sintomi e dello “status” del soggetto (come già detto in altri post, se, ad esempio il soggetto ha colorito molto rosso salta all’occhio Aurum; ma attenzione non è l’unico: i due terzi degli ipertesi hanno facilità a manifestare un colorito rosso e un aspetto congestionato e molti sono i rimedi  “con colorito rosso o paonazzo”!… quindi guardare sempre tutte le modalità dei sintomi ).

SULFUR    E’ il rimedio più rappresentativo della psora. La psora è  all’origine della maggior parte delle malattie croniche. Il “sulfur grasso” è un soggetto pletorico, dal colorito rubicondo; il fegato è ingrossato, l’addome dilatato. Il  “sulfur magro”  è curvo, dal colorito terreo e l’aspetto invecchiato e può essere un ex sulfur grasso dopo una malattia, un invecchiamento rapido o una dieta drastica.  E’ caratterizzato da continui tentativi di eliminazione di scorie: trasuda da tutti gli orifizi, ha pruriti vari ed eczemi, bruciori. Un forte calore alla pianta dei piedi, specialmente la notte; questa è una delle sue note caratteristiche .E’ stanco al mattino, e quando è stanco è depresso mentre verso sera  sta meglio; quando è euforico sentenzia su ogni cosa; ha il timore di puzzare; i suoi sintomi sono alternanti e metastatizzano rapidamente (esempio: donna guarita troppo rapidamente da un’ulcera flebologica ad una gamba  grazie a terapia farmacologica, 3 mesi dopo muore di infarto: l’interpretazione omeopatica di ciò è  che non aveva drenato a sufficienza le sue tossine e così ha avuto una metastasi cardiovascolare). Prima di somministrare sulfur va fatto un drenaggio ed in particolare quello richiesto dal caso specifico: se per curare un eczema si drena l’emuntorio cutaneo,
 per l’ipertensione di drenano fegato e rene.

Alle basse diluizioni si aumentano le eliminazioni alle alte si sopprimono perciò occorre particolare attenzione nel valutare ilsoggetto, ed attenersi alle basse finchè possibile.


AURUM METALLICUM
la faccia è rossa e violacea; palpitazioni violentissime accompagnate da vampate di calore e pulsazioni alle carotidi e alle arterie temporali; sensazione che il cuore smetta di pulsare per ricominciare in seguito con battiti di estrema violenza; dispnea che costringe il soggetto a stare seduto per poter respirare. E’ particolarmente indicato nell’ipertrofia ventricolare sinistra; si notano la dislipidemia  e l’aumento della viscosità ematica: tutti segni di aterosclerosi. Ecco uno schema di trattamento (Bergeret & Tetau): 
—al mattino 4 granuli di aurum metallicum 4ch 
—alla sera 4 di baryta carbonica 4ch ;
—ai pasti 50 gocce di MG di olea 
— a sere alterne una supposta di Artére 7 ch e Veine 7ch.



NUX VOMICA 
Fa parte dei policresti e quindi può andare bene per tutti se sono presenti le caratteristiche dei sintomi; inoltre si riferisce pure ad un “tipo nux vomica”.…ricordate? Soggetto ipersensibile agli odori, ai rumori e alla luce, in genere prende molti farmaci per poter essere efficiente anche quando sta male e dovrebbe invece riposarsi.
Nux vomica migliora con un breve sonno; per combattere l’astenia (cioè la debolezza) “si droga” con alcool, farmaci, stimolanti o veri e propri stupefacenti. E’ il rimedio chiave dell’ateromatosi; il soggetto presenta alle analisi del sangue: iperuricemia, ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia; sul piano epatico iper-a-b-globulinemia e un aumento della fosfatasi alcalina. 
Sul piano digestivo ha problemi di insufficienza epatica e gastrite; è sempre aggravato dopo i pasti, si sente pesante e sonnolento; migliora quando riesce a vomitare; sul piano intestinale è sempre costipato. E’ indicato nell’ipertensione dell’adulto, specie se fumatore.


GELSEMIUM 
caratteristica principale è il tremore in tutte le sue forme; congestione cerebrale: viso rosso e caldo; le cefalee congestizie cominciano alla nuca per installarsi al di sopra degli occhi dando la sensazione di un cerchio alla testa; da sdraiato, migliora tenendo la testa alta rispetto al corpo e peggiora tenendola bassa; la cefalea finisce dopo un’abbondante emissione d’urina. Assenza di sete. L’emozione lo rende muto. Nell’ipertensione è un buon coadiuvante dei tre citati come  “prima scelta” .
La cefalea congestizia con dolore occipitale spesso provoca un’innalzamento di pressione; il polso lento a riposo ma molto accelerato con il movimento indica una cattiva adattabilità del miocardio allo sforzo, senza dubbio per aterosclerosi delle coronarie. Sensazione che il cuore cesserà di battere se non ci si muove (simile a digitalis dove il soggetto ha la sensazione che il cuore cesserà di battere al minimo movimento)


BARYTA CARBONICA  
E’ estremamente freddoloso; facoltà cognitive ridotte; sclerosi vascolare. Particolarmente indicata nell’ipertensione del soggetto ultracinquantenne ateromasico; si associa ad aurum metallicum per il paziente congestionato e pletorico e a plumbum per il paziente pallido e dimagrito.
Alle analisi si trova spesso dislipidemia e disturbi epatici, stato pre-diabetico.

ACIDUM CIANIDRICUM 
battito cardiaco aritmico, pressione differenziale ineguale, polso piccolo, morbido, frequente; particolarmente indicato nelle crisi e nei casi acuti.


AESCULUS HIPPOCASTANUS  E’ un rimedio di pletora vascolare conseguente ad una circolazione venosa difettosa. Il soggetto si sente pesante fisicamente e intellettualmente al risveglio e al mattino mentre migliora  durante la giornata:  è l’epatico pletorico.  Varici abbondanti. Non è descritto come rimedio per l’ipertensione, anzi sarebbe  controindicato per i suoi effetti astringenti e proliferativi dell’endotelio: quindi lo daremo quando l’ipertensione è giovanile, causata da una pletora venosa, e si presenta occasionalmente.


CACTUS 
E’ rimedio non solo degli stati acuti ma anche di quelli cronici per soggetti pletorici, simpaticotonici, ipertesi, con aterosclerosi; il sonno è disturbato da pulsazioni che si percepiscono fino alle orecchie; senso di costrizione cardiaca (è prima scelta nell’angina pectoris); l’azione è poco profonda e di breve durata per cui si abbina bene nel trattamento drenante che precede aurum.

PLUMBUM 
 E’ un aterosclerotico magro, secco, pallido, taciturno, freddoloso viso giallastro spesso con macchie; incapacità di trovare la parola appropriata per esprimersi, come baryta carbonica; aumento di urea e creatinina che denotano insufficienza renale. E’ consigliato usarlo alternato a baryta carbonica  e associando arteria 4ch e vena 4ch.

Infine JUNIPERUS e SABINA sono particolarmente indicati  per l’ipertensione in menopausa


NOTA
 le immagini sono opere di Giovanni Ambrosioni: uno dei miei artisti preferiti, che potete visitare su flickr

ALLUCE VALGO

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in verde ho evidenziato come aumenta l'angolo  che forma l'alluce rispetto ad una retta tangenziale all'articolazione.





L’alluce valgo è una deformità, non esente da periodici dolori, dell’articolazione che collega la falange al metatarso.
Statisticamente sono colpite più le donne che gli uomini.
A livello fisiologico, a causa della diversa inclinazione del bacino e delle gambe, il piede femminile è per così dire più sinuoso di quello maschile: una leggera sporgenza di questa articolazione può essere considerata fisiologica sempre che la direzione dell’alluce sia rettilinea.
In una prima fase di questa condizione si comincia a formare un angolo tra il metatarso e l’alluce che in tal caso si dirige verso il secondo dito: si tratta di una sublussazione in valgismo.
Per valgismo (vi capiterà di trovare l’aggettivo “valgo” riferito al piede o al ginocchio ad esempio) si intende “rivolto verso l’esterno” e per varismo si intende “rivolto verso l’interno”. In questo caso l’alluce viene definito valgo perché la punta si dirige verso l’interno dell’asse centrale del piede, ma la sua “radice” la falange prossimale, è al contrario orientata verso l’esterno formando la cosiddetta “cipolla” del piede.



l’alluce slitterà verso l’esterno  nel suo punto di contatto con il metatarso corrispondente e per bilanciare questo spostamento, si piegherà leggermente in direzione del secondo dito.
in una seconda fase si addosserà per pochi millimetri al secondo dito.


COME  AVVIENE IL PROCESSO DI DEFORMAZIONE
Da un punto di vista biomeccanico il piede predisposto all'alluce valgo sopporta un eccessivo carico mediale in fase dinamica: questo significa che la persona quando cammina  tende a concentrare il peso  nella zona interna e quindi, per “sopportare meglio questo peso” il primo metatarso si sposta verso l’interno, come a volersi concentrare insieme alle altre ossa metatarsali ; l’alluce, a sua volta, per compensare questa sorta di restrizione dell’area di appoggio, tenderà a slittare verso l’esterno  rispetto alla superficie di articolazione con il metatarso


Qui incomincia il danno dell'articolazione che può arrivare nei casi estremi ad una perdita dei rapporti tra i due capi articolari (lussazione) . 


L'alluce valgo, almeno in una prima fase, può non essere doloroso.
La sindrome infiammatoria si scatena in modo acuto allorquando la borsa sierosa mediale in corrispondenza della testa metatarsale si gonfia. In questi casi la cute si arrossa con turgore
e calore locale: il semplice contatto con la tomaia della calzatura può scatenare un dolore violento.
L'alluce valgo condiziona negativamente le altre dita del piede creando problemi di ingombro anatomico per una sorta di affollamento centrale.

In una terza fase (la condizione più grave del fenomeno) il secondo dito non trova più uno spazio naturale per l'appoggio e viene a ritrovarsi sollevato oltre che mal posizionato; nel tempo può deformarsi (dito a martello) e costituire a sua volta un elemento doloroso.
L'alluce valgo è spesso associato ad una metatarsalgia ovvero una sofferenza delle articolazioni metatarso-falangee: questo succede in seguito all'anomalo allineamento delle teste metatarsali. 
CONSIGLI E RIMEDI
Per ritardare il più possibile nel tempo la comparsa di questo disturbo, è importante:
(1)  indossare scarpe comode, non a punta e preferibilmente senza tacco o con un tacco al massimo di 3-4 cm.
(2) evitare il sovrappeso che farebbe ancor più precipitare gli eventi proprio per la questione della distribuzione del carico a livello posturale.
(3) dopo un pediluvio freddo di pochi minuti, mettere i piedi avvolti in una coperta secondo le regole dell’idroterapia con l’acqua fredda viste al capitolo “epicondilite”. Dopo aver atteso 5 minuti  lasciando sviluppare la reazione di calore, togliere la coperta e massaggiare i piedi uno alla volta, in particolare afferrando delicatamente il polpastrello dell’alluce e facendolo muovere in varie direzioni.
(4) Controllare il pH delle urine e se acido, correggerlo con le apposite  metodiche illustrate nel post “ma quanto siamo aciduli”
(5) Cloruro di magnesio a cicli di due mesi continuativi e uno di pausa, sempre se per il soggetto non ci sono controindicazioni specifiche verso questo sale (esempio soggetto con insufficienza renale o addirittura in dialisi)
(6) Fitoterapia: ARTIGLIO DEL DIAVOLO da assumere nella fase in cui si ha dolore per brevi periodi (del resto il dolore dura alcuni giorni consecutivi e poi si calma da solo per ricomparire alla prima occasione di stanchezza o sforzo del piede stesso); LINFA DI BETULLA oppure CASTANEA VESCA da assumere a cicli per colorio che sono solo nelle prime due fasi: in questo caso è molto utile con l’aiuto di queste piante, facilitare il drenaggio linfatico per poter mantenere “pulita” la zona sinoviale dell’articolazione e ridare una certa vitalità al periostio stesso.
(7) OMEOPATIA : BRYONIA e RHUS TOX: alla 9CH  a giorni alterni; APIS quando l’articolazione è rossa e gonfia; STICTA 5 CH– 5 granuli, 3 volte al di’, se alluce valgo doloroso ( anche insieme a bryonia )

Infine devo dire cosa ne penso della chirurgia???? Credo che ormai lo sapete: sono contraria! Giustamente le statistiche potranno contraddirmi e dimostrare che le persone operate in seguito stanno benissimo. Ma io continuo a essere contraria all’intervento tranne che si tratti di situazioni chiaramente “invalidanti”.

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vertigini. Fitoterapia

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VERTIGINI fitoterapia



ho parlato molto dettagliatamente delle vertigini qui, al “capitolo 24”  nell’indice di questo blog:
http://olisticaedintorni.blogspot.it/2009/05/vertigini.html

Ora voglio aggiungere riguardo a questo argomento un prezioso aiuto che può venire dalla fitoterapia.

RIBES NIGRUM 50ml, AESCULUS HIPOCASTANUM 50ml, e VALERIANA 50 ml. Posologia= 10 ml il poca acqua ogni 4h, agitare prima dell’uso.

Poi CIMICIFUGA esratto secco 350 mg capsule 2 cps ogni 6h.

ATROPA BELLADONNA 10 gtt x 3 volte al dì oppure 2-4 gtt 3-4 volte al dì.

 CRATAEGUS e TARAXACUM ana g, dose 5 ml in acqua prima dei tre pasti e coricandosi. Durata = 20 gg. Agitare prima dell’uso. Quando è possibile conviene associare una terapia eziologica, o ripetere ciclicamente la preparazione sopra descritta.

Vertigini da sindrome di Meniere
per la terapia di mantenimento sono indicate piante che agiscono sui vari fattori patogenetici quali IPPOCASTANO, e PERVINCA. Per la prevenzione delle recidive invece è opportuna una fitoterapia di terreno, protratta nel tempo e personalizzata.

Terapia consigliata per le vertigini in fase acuta: ORTHOSIPHON250 mg+ CIMICIFUGA 150 mg cps   2 ogni 6h.

 Altra miscela consigliata è VINCA MINOR TM 80 ml RUSCUS ACULEATUS  TM 70 ml  70 gtt in acqua ogni 6 h.

Mantenimento= va fatto per i primi 2 mesi dalla fase acuta  AESCULUS 200 ml+ CRATAEGUS 100 ml  5 ml prima dei 3 pasti principali e coricandosi. Agitare prima dell’uso. VINCA MINOR estratto secco 150 mg+ ANTHEMIS NOBILIS 200 mg  1 cps prima dei pasti  principali e coricandosi.

OENOTERA BIENNIS olio 1 dose  di 3-4g al dì.

Sindromi menieriformi
in questi casi i sintomi tipici della Meniere sono variamente combinati tra di loro e di minore intensità. Le crisi vertiginose sono lievi e transitorie, quasi mai accompagnate da nausea e vomito; l’ipoacusia può anche mancare. Le prove caloriche  vestibolari dimostrano spesso una normoreflettività labirintica o una modesta iporeflettività, mono-  o bi-laterale. La prognosi è benigna , anche se possibili sono le recidive. In questi casi il meccanismo patogenetico è comune (microvasale e/o dismetabolico), ma l’eziologia è varia, e spesso esistono fattori scatenani aspecifici come certi cibi (fragole, crostacei, cioccolata), brusche variazioni di microclima, stress, sostanze allergizzanti, intossicazioni endogene (affezionigastrointestinali, insufficienza epatica o renale, diabete) o esogene (tabacco, alcool, salicilati, streptomicina), mestruazioni, menopausa, sforzi fisici, turbe endocrine ecc ecc. Spesso si tratta di soggetti cefalgici o allergici.

 Nella sindrome di Lermoyez l’ipoacusia e gli acufeni sono dovuti ad uno spasmo dell’arteria uditiva interna, e quando lo spasmo si risolve, insorge una sensazione vertiginosa che si accompagna al ripristino della funzione uditiva (detta “la vertigine che fa udire”). Quando è possibile , si devono eliminare i fattori scatenanti, farmaci e tabacco, certi alimenti, stress oppure curare la malattia di base substrato della sindrome vertiginosa.

FITOTERAPIA
 Miscela di OE di: CIPRESSO; TIMO e ROSMARINO + IPPOCASTANO MG  30-50 gtt  in acqua prima dei pasti e coricandosi.
Altra miscela= MELILOTUS 100 ml+ RIBES NIGRUM 100 ml  5 ml in acqua prima dei pasti e coricandosi; agitare prima dell’uso.
ANTHEMIS NOBILIS  200 mg cps 1-2 cps prima dei pasti e di coricarsi.
POLLINE 1 cps da 400 mg prima dei 3 pasti principali.  Insufficienza
 vertebro-basilare
si accompagna spesso ad una sindrome vertiginosa. Può trattarsi di una sensazione di sbandamento, di mancanza di equilibrio durante la deambulazione, o di una vertigine scatenata da certi movimenti di rotazione o di estensione della testa, ma senza le caratteristiche delle vertigini parossistiche benigne. La vertigine è sicuramente il sintomo più frequente , tra i vari presenti, nell’insufficienza vertebro-basilare. Gli altri segni e sintomi sono disturbi visivi come scotomi, diturbi del campo visivo, dipolopia ecc,  deficit motori ad un lato  degli arti inferiori ecc, disturbi sensitivi, atassia, disartria e/o disfagia, drops-attaks (= caduta a terra subitanea senza perdita di coscienza, per perdita improvvisa del tono muscolare), amnesia globale transitoria. Il fattore scatenante sembra essere una transitoria ischemia dei nuclei vestibolari, per aterosclerosi delle vertebrali e/o del tronco basilare, o per compressione di una o l’altra arteria vertebrale per osteofitosi cervicale. In caso di ischemia prolungata la vertigine può essere associata a una sindrome neurologica deficitaria tipo Wallenberg, cioè una sindrome cerebellare con paralisi faringo-laringea, disestesie e sindrome di Bernard-Horner omolaterali alla lesione, ed emianestesia termo-dolorifica degli arti controlateralmente. L’esame otoneurologico comprende ovviamente la ricerca dei segni spontanei e rilevati vestibolari (caratteristico è il nistagmo in posizione asimmetrica della testa) e cerebellari, caloriche vestibolari, co o senza elettromiografia. Solo in casi particolari saranno indicati i potenziali evocati del tronco, la TAC e la RMN o addirittura esami invasivi come la rachicentesi o l’angiografia digitale. Utili e talvolta indispensabili sono gli accertamenti di laboratorio e strumentali. Tra questi ricordiamo le indagini su eventuali dismetabolismi glicidici e lipidici, sulla emocoagulazione, l’aggregabilità piastrinica e la viscosità ematica. Indispensabile una visita cardiologica con ECG e una radiografia del rachide cervicale. L’indagine sarà completata da un esame doppler delle carotidi e vertebrali e dall’esame del fondo dell’occhio. Se necessari, Holter ed EEG. La terapia è quella specifica per le cerebrovasculopatie acute o croniche.

FITOTERAPIA
per la sindrome vertebro-basilare:
 miscela dei seguenti estratti secchi in cps: CRISANTELLUM 150 mg+ GINGKO BILOBA 250 mg + ALLIUM SATIVUM 70 mg  1-2 cps 3-4 olte al dì. VINCA MINOR TM 40-70 gtt in acqua prima dei 3 pasi. Miscela di SIPF d CYNARA SCOLYMUS 50 ml + MELILOTUS OFFICINALIS 100 ml  10 ml in acqua mattina e ser, agitare prima dell’uso.


 Vertigine cervicale
E’ frequentemente un postumo dei traumi distorsivi del rachide cervicale , come ad esempio in seguito a colpo di frusta. La vertigine spesso viene scatenata da movimenti di lateralità della testa, ed è associata a dolorabilità dei muscoli del collo.

FITOTERAPIA
HARPAGOPHITUM PROCUMBENS cps da 450 mg 1 cps prima dei pasti principali. ANTHEMIS NOBILIS perle da 200 mg 2 perle prima di pranzo e cena. Questa terapia, integrata eventualmente da trazioni e massaggi sul rachide cervicale va effettuata per circa 1 mese.

 Vertigine psicogena
Si calcola che circa il 30-50% delle vertigini sia di natura psicogena. Il soggetto riferisce informazioni poco specifiche, lamenta un senso di barcollamento associato a debolezza, testa vuota, mal di testa, dispnea e nervosismo. Generalmente il disturbo è di breve durata e non è accompagnato da nausea o vomito. Vi possono essere invece associate turbe apparentemente neurologiche, quali cadute a terra improvvise, sensazioni di irrealtà o irritabilità generalizzata.
 FITOTERAPIA
CAMOMILLA ROMANA , cioè anthemis nobilis, per le caratteristiche già citate: 2 perle prima dei 3 pasti. ELEUTEROCOCCUS SENTICOSUS  250 mg cps 1 cs ai tre pasti.

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DISTURBI INVERNALI DEL BAMBINO

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Essere ammalati ,di una comune influenza, per il bambino spesso  è un’esperienza positiva …direi quasi salutare se non fosse per la contraddizione in termini. Ma è davvero una contraddizione? Non credo: ho già parlato in molti post del fatto che le malattie ci permettono di formare l’immuno-competenza…quindi ben vengano purché non siano devastanti.
Perché positiva o addirittura divertente? POsso solo citare i miei ricordi di malattia infantile:
— Ero in uno stato di torpore e al tempo stesso di esaltazione;
— ero a casa, assente giustificata dalla scuola;
— i genitori tiravano fuori tutti i giocattoli più preziosi che non potevo usare nei giorni normali come ad esempio il mini-proiettore delle diapositive sui viaggi o le fiabe sonore. Inoltre elargivano con più generosità il loro tempo nel raccontare favole e storie.

 Oggi non esistono più giochi speciali perché ai bambini non manca nulla, ma credo sia più sano per la loro crescita emotiva conservare per loro cose “preziose” da elargire solo in particolari momenti.

Per voi genitori , invece, la malattia del bambino è quasi sempre fonte di preoccupazione e qualche volta di angoscia. E’ normale  che le cose stiano così: consolatevi ricordando la vostra infanzia e il fatto che il bambino non interpreta il suo disturbo con la stessa carica negativa con cui lo interpreta l’adulto.


E’ opportuno preparare il bambino ad affrontare in modo adeguato l’inverno con le terapie naturali. I gemmoterapici sono estratti ricavati dalle gemme e dai tessuti giovani delle piante. In commercio si trovano come Macerati Glicerici  indicati con la sigla MG (mentre le tinture madri sono indicate con la sigla TM). Tra questi per il bambino sono particolarmente indicati ABIES PECTINATA, ROSA CANINA, BETULLA PUBESCENS e VERRUCOSA, RIBES NIGRUM; tutti quanti hanno azione di stimolo sul sistema immunitario.  

Abies:
— agisce sulle vie aeree superiori
— ha azione trofica (cioè nutritiva) sullo scheletro, 
— ha azione come stimolatore della crescita 
— utile in casi di inappetenza
— efficace per le rinofaringiti e le  tracheobronchiti croniche. 


Rosa canina :
—infiammazioni locali e recidivanti, 
—rinofaringiti, otiti, tonsilliti. 

Sottolineo che la terapia antibiotica determina un calo delle beta  e 
gamma-globuline, che sono quelle responsabili di una adeguata reazione immunitaria: tale calo può durare diverse settimane dopo la fine del trattamento. Ciò spiega il susseguirsi di forme influenzali, faringiti ecc, che si presentano in forma recidivante per tutto l’inverno. 


Ribes nigrum:
—  oltre all’azione antinfiammatoria, contiene un’elevata quantità di vitaminaC  (107 mg/g di gemme fresche) e aminoacidi. 

Betula pubescens:
— azione di stimolo sul sistema  reticolo-endoteliale (SRE); determina un’aumento della resistenza all’infezione e un innalzamento del numero dei leucociti. 

Betula verrucosa:
 oltre alle stesse caratteristiche della B pubescens, ha azione osteoblastica ( cioè di costruzione delle ossa) e tonificante nel soggetto giovane.

 ECHINACEA TM 20-40 gocce 1-2 volte al dì per 40 giorni 



I frutti di ROSA CANINA per la ricchezza di vitamina C; ricordiamo però che il processo di essiccamento distrugge dal 45% al 90% della vitamina C: occorre pertanto tenere presente che l’assunzione di rosa canina può integrare l’apporto di vitamina C ma non è sufficiente a coprire un fabbisogno aumentato in caso, ad esempio, di sindrome influenzale. Nei frutti freschi invece il contenuto di vitamina C è elevato così come nel MG e nelle TM. 

La PROPOLI ha attività contro i virus influenzali e il suo uso durante le epidemie permette di prevenire la malattia. E’ efficace in generale nelle affezioni dell’apparato respiratorio come antinfiammatorio e battericida. L’az battericida è estesa a numerosi ceppi batterici (streptococco, stafilococco, colibacilli, ecc) ed è affiancata da attività di rinforzo delle difese immunitarie. 

Poi c’è tutta la vasta gamma di piante contro la tosse.


ESPETTORANTI-STIMOLANTI
Particolarmente indicati per la tosse “grassa” o “umida”, insomma con catarro che non si riesce a espellere. Le piante ad azione espettorante fluidificano le secrezioni e facilitano l’eliminazione del muco. Tra i composti maggiormente attivi vi sono le saponine, che agiscono con un meccanismo piuttosto complesso: esse infatti hanno azione irritante su tutte le mucose e, in particolare, l’ingestione di droghe contenenti saponine provoca l’irritazione della mucosa gastrica che, in via riflessa, induce una secrezione bronchiale più fluida ed abbondante. A dosi più alte di quelle espettoranti , si ha azione Emetica per stimolazione gastrica diretta. Inoltre le saponine verrebbero assorbite per via gastrica ed in parte eliminate attraverso i bronchi, causando un’irritazione locale che dà origine a riflessi tussigeni che favoriscono l’eliminazione meccanica del muco. Per l’azione irritativa a livello intestinale le saponine hanno anche azione purgativa.
Come accennato prima, si utilizzano per eliminare il muco più velocemente in caso di tossi produttive, legate a congestione bronchiale, bronchite, asma. Queste piante sono state tradizionalmente sfruttate come emetici e si era già notato come in parallelo alla stimolazione del vomito si avesse un aumento dell’espettorazione. L’ipotesi è che l’irritazione gastrica , mediata da recettori 5HT-3 periferici e centrali si trasmetta alla mucosa polmonare, causando una maggior secrezione  e un’attivazione del meccanismo mucociliare, con l’effetto di aumentare l’espettorazione. In genere tutte le piante appartenenti a questa categoria contengono saponine, e devono essere usate con cautela in presenza di irritazioni gastriche. Naturalmente questo discorso va applicato secondo il contenuto  qualitativo e quantitativo di saponine. Per esempio, un eccesso di saponaria può portare a nausea e mal di stomaco, mentre la liquirizia è usata proprio per attenuare le irritazioni gastriche.
 A questa categoria  appartengono:
Liquirizia, Primula veris, Bellis perennis, Saponaria officinalis, Polygala senega, Lobelia inflata (tossica).


ESPETTORANTI AROMATICI-MUCOLITICI
Gli espettoranti aromatici/pungenti o mucolitici sono le sostanze che calmano la tosse, facilitano l’espettorazione e riducono l’infezione a livello polmonare grazie al contenuto in principi volatili che vengono esalati attraverso le vie respiratorie; si utilizzano in tossi produttive associate a raffreddore, bronchite, enfisema, ed eccesso di catarro fluido respiratorio. Inoltre i composti volatili hanno spesso un’attività di tipo balsamico-analettico, aumentano cioè l’ampiezza e la frequenza di respirazione , facilitando quindi l’espettorazione. 
Tra queste piante ricordiamo: 
EUCALIPTO, TIMO, PINO, MIRTO, LAVANDA, GRINDELIA, PROPOLI, ELICRISO, INULA, ISSOPO, MAGGIORANA, BALSAMO DEL TOLU’.Poi ancora:
Zenzero fresco, Cinnamomum zeylanicum, Armoracia rusticana (a dosi ridotte per evitare irritazioni), Allium sativum,  Pimpinella anisum, Foeniculum vulgaris, Angelica archangelica. Ai fluidificanti-espettoranti appartengono anche Lichene islandico e Primula.





ESPETTORANTI CALMANTI-LENITIVI
Appartengono a questa categoria le piante ricche di mucillagini in quanto rivestono con uno strato protettivo viscoso le mucose delle vie respiratorie, svolgendo un’azione lenitiva dell’irritazione locale. Impediscono inoltre che stimoli esogeni giungano ai recettori della tosse, attenuando la sensibilità delle terminazioni nervose e riducendo lo stimolo a tossire.
Gli espettoranti calmanti/lenitivi sono  sostanze che calmano la tosse tramite un’azione antinfiammatoria a contatto (demulcente) e, più raramente , sistemica. Sono espettoranti che si utilizzano in caso di tosse nei bambini, tossi secche, non produttive, irritative, asmatiformi. Il meccanismo per l’effetto demulcente è sconosciuto, anche se alcuni ricercatori ne propongono uno paragonabile ma opposto a quello degli espettoranti stimolanti. 
 le piante di questo gruppo sono:
 Verbascum thapsus, Trifolium pratense, Pilosella officinarum  (hieracium pilosella), Plantago , Chondrus crispus, Cetraria islandica, Althea officinalis, Malva, Ulmus ,Tiglio, Viola, ed il miele (che non è pianta ma sostanza di interesse in questo terreno). Ai fluidificanti-sedativi appartiene anche l’ Antennaria (Gnaphalium)

ANTISPASMODICI BRONCHIALI
Sono piante ad azione antispasmodica a livello bronchiale, che pur non avendo effetto sulla produzione di catarro, riducono spasmo e irritazione. Si utilizzano (spesso in combinazione con altre piante) per la tosse secca, spasmodica, non produttiva e per i sintomi asmatici. 
Tra queste ricordiamo:
 Glechoma hederacea, Drosera rotundifolia, Hyssopus officinalis, Thymus vulgaris, Marrubium vulgare, Euphorbia hirta, Grindelia camporum, Inula helenium.

ANTICATARRALI
Piante che, pur non avendo attività sullo stimolo della tosse o sulla muscolatura bronchiale, possono modificare in senso positivo la produzione di catarro e la salute delle mucose polmonari: gli anticatarrali o tonici delle mucose sono:
 Euphrasia officinalis, Sambucus nigra fiori e frutti, Solidago virga aurea, Hydrastis canadensis/Berberis vulgaris, Plantago, Nepeta hederacea.

ANTITUSSIVI o BECHICI o SEDATIVI DELLA TOSSE
Tutte le piante esaminate fino ad ora hanno un effetto sulla tosse che può essere descritto come indiretto; la tosse si calma perchè uno o più degli stimoli tussigeni sono ridotti o eliminati. Esistono però anche piante con l’interessante proprietà di ridurre direttamente la tosse, agendo a livello dei centri deputati allo stimolo della tosse. Tra queste ci sono :
(1)Prunus serotina e Lactuca virosa;
(2) piante contenenti codeina e destrometorfano  e cioè le papaveracee  ( ovviamente in misura diversa secondo il papavero che usiamo e per il bambino ci limitiamo al papavero rosso).
(3) Drosera e Cacao.
Molte delle piante citate hanno azione mista: questa suddivisione quindi serve solo come schema per orientarsi nella scelta di una o comunque poche piante da mettere insieme in modo adeguato alla situazione specifica.


ASPETTI PSICHICI DI ALCUNI RIMEDI OMEOPATICI parte prima

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Quando si trovano  queste modalità nei sintomi psichici, è particolarmente indicato adoperare le diluizioni altissime e cioè dalla 200 CH in poi. Il mio consiglio, per facilitare la scelta del dosaggio è il seguente:
— se riscontrate una certa similitudine con i vostri sintomi e con il vostro stato emotivo nella descrizione di un rimedio, potete assumere la dose di 200 CH in granuli una sola volta al giorno;
— se riscontrate una similitudine molto marcata o addirittura proprio la vostra situazione nella descrizione di un rimedio, allora potete prendere un tubo dose da 200 CH una volta alla settimana per tre settimane; in seguito valutare secondo come si evolve la situazione, se continuare con lo stesso rimedio alla 1000K oppure cambiare rimedio partendo  dalla 200.
Queste descrizioni dettagliate, oltre che sul piano psicologico,  le ho formulate anche per tutti gli altri disturbi e le diverse funzioni corporee (apparato digerente, respiratorio ecc) e le potete trovare nel corso on line Dizionario dei sintomi: chi fosse interessato può visitare il sito Guruditamara (clickando nell’intestazione di questo blog dove è scritto “sito ufficiale Guru di Tamara”) al tasto “corsi”.

Abrotanum
Sonno agitato; sogni spaventosi.
Ansia e depressione. Soggetto imbronciato, depresso, molto irritato.  Desiderio di fare qualcosa di crudele. Difficoltà di concentrazione. Sensazione che il cervello sia debole. Il paziente si stanca facilmente conversando o a causa di uno sforzo mentale. Soggetto eccitato, parla continuamente, spesso a voce alta.


Actea
Passa da una loquacità a mutismo  in modo estremo.
Depressione con la sensazione di avere la testa immersa nell’ovatta. Numerose fobie: è di prima scelta per la paura del parto nelle donne in gravidanza. Poi in generale il soggetto ha paura della follia e della morte. I suoi disturbi psichici sono inversamente proporzionali a quelli fisici. Quando ha un disturbo somatico migliora il suo equilibrio psichico e quando non ha dolori subentrano le angosce. Quando il soggetto è molto in squilibrio, per correggere il disturbo psicologico è opportuno consigliare dosi dalla 9 alla 30CH.




Agaricus emeticus
Desiderio violento ed improvviso di acqua ghiacciata, che causa graduale sollievo durante gli attacchi di ansia



Alumina 
Esaurimento e irritabilità. Lentezza nel pensiero.
Ansia, fobie e paure immotivate (ad esempio degli  oggetti appuntiti, pungenti o che tagliano, delle forbici).
Decadimento delle funzioni mentali a causa della senescenza con vertigini, senso di disorientamento, stato confusionale e amnesie. E’ indeciso, si spaventa facilmente, ha umore mutevole, ha la fobia del sangue. Il suo sonno è disturbato, agitato, per cui non si sveglia riposato. Sul piano psichico il rimedio è in grado di rinforzare ed equilibrare, in particolare in caso di paura e insicurezza. Lo consiglieremo ad alte diluizioni in caso di  Incapacità decisionale. Paura e agitazione.
Lentezza di pensiero e debolezza di concentrazione; Tristezza.





Ambra grisea
Psicastenia, nevrastenia, ipereccitabilità, depressione, irritabilità. Misantropia, agorafobia, isteria, debolezza di memoria e difficoltà di concentrazione. La sua timidezza è inverosimile: non riesce a fare nulla in presenza di un estraneo. Anche la sua sensibilità emotiva è un elemento di spicco: la musica gli provoca il pianto. Insonnia.
Ansia, paura, fobie. La timidezza si manifesta spesso con sudori freddi




Ammonium picricum
Mente ottusa; avversione al lavoro




Antimomium crudum
Tipo scontroso e bisbetico, scontento, imbronciato, rifiuta il dialogo, è poco espansivo, facilmente irritabile, brontolone, irrequieto ed ha sussulti agli arti. E’ un buon rimedio pediatrico, per bambini eccessivamente golosi: a basse diluizioni cura i disturbi della digestione, ad alte diluizioni cura la psicologia infantile. I bambini che necessitano del rimedio sono irritabili, non vogliono essere né toccati né guardati, gridano, sono piagnucoloni




 Antimonium tartaricum
Irritabile, inquieto, apprensivo, agitato, smarrito, non vuole che ci si occupi degli affari suoi, non vuole essere seccato. I bambini che necessitano del rimedio amano essere presi in braccio, ma piangono se qualcuno li tocca.
Agitato, nervoso, ansia da anticipazione. Non vuole restare solo. Non sopporta di essere toccato



Argentum nitricum
Ansia da anticipazione nel soggetto fobico e afflitto da somatizzazioni (anche quando coesiste un riscontro organico o una genesi organica). Spesso soffre di diarrea, gastralgia, pollachiuria, vertigini, disfonia, vertigini nei luoghi alti; le sue fobie sono caratterizzate dall’impulso-paura di fare qualcosa  come ad esempio gettarsi da un balcone o dirupo o scala, schiantarsi, mentre è lui a guidare, su un muro. Grande frettoloso, ha sempre tanto da fare, si muove molto  ma ha sempre le gambe stanche. 
 Nevrastenia, psicastenia; malinconia; mancanza di memoria; agorafobia: a volte per strada ha l’impressione che le case si avvicinino per cadergli addosso. Vertigini, debolezza di memoria, tremore generale.
Tutte le infiammazioni delle mucose danno dolore come da punture







Arnica
traumi causati da un dispiacere forte, un’emozione forte, un lutto, uno spavento. Incubi ricorrenti in seguito allo shock. Assumere un tubodose da 15 CH subito e un altro dopo due settimane. Osservando la sua situazione dal di fuori, può anche darsi che obiettivamente al paziente non sia accaduto nulla di sconvolgente, ma quel che conta è come lui percepisce l’evento. Se il paziente ha la sensazione di essere vittima di un trauma, il rimedio è certamente indicato. E’ di prima scelta per gli attacchi di panico e certamente utile nelle depressioni reattive come detto a inizio del paragrafo. Insonnia da surmenage, quando il soggetto non riesce a dormire a causa della troppa stanchezza 





Arsenicum album
Irritabile, perfezionista. Paura dei ladri e della morte. Forte astenia. Bruxismo mentre dorme. Bruciori diffusi. Molta sete. Dorme male con risveglio brusco.Nevriti e nevralgie. Irritazione generale e motoria.Grande irrequietezza e paura fino alla paura di morire.  Nevriti di vario tipo, fino alla polinevrite. A volte ha febbre intermittente o febbre continua senza causa apparente




Aurum
 Paura, malinconia,depressione, pensieri di suicidio

Barium carbonicum
Debolezza della memoria. Insonnia





Belladonna
Sensazione di surriscaldamento. A volte dorme con le mani sulle orecchie e/o con bruxismo. Difficoltà ad addormentarsi pur avendo sonno. Quando è insonne soffre di scosse muscolari. Stati deliranti, svenimenti o stati maniacali.  Allucinazoni, epilessia, convulsioni infantili, meningite, cefalea congestiva, insonnia in cui quando il paziente riesce a dormire si manifestano numerose piccole scosse muscolari

Bellis perennis
Paura di essere attaccati

STOP

OMOTOSSICOLOGIA

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per descrivere l’Omotossicologia, che potremmo classificare come una branca dell’omeopatia o meglio un MODO di fare omeopatia, trovo particolarmente utile riportare un brevissimo stralcio tratto da un articolo che si riferisce, invece, a una problematica specifica: i danni conseguenti alla radio-terapia o danni da radiazioni in generale. Il titolo dell’articolo, pubblicato su La medicina Biologica n 95 di gennaio 2003 è “Prevenzione e terapia delle lesioni acute e croniche da raggi” e potete trovare l’intero articolo qui:

“Dal 1998 abbiamo iniziato ad utilizzare farmaci omotossicologici. 
L’Omotossicologia è una scienza medica relativamente giovane, nata in Germania negli Anni Trenta, ideata dal Dr. H. H. Reckeweg (1905-1985), medico, musicista, ricercatore c/o l’Università di Berlino, contemporaneo ed amico di Krebs. Secondo la visione omotossicologica, ogni organismo è continuamente minato da un’enorme quantità di tossine esogene (batteri, virus, tossine alimentari, fattori di inquinamento ambientale, ecc.) ed endogene (prodotti intermedi dei metabolismi, cataboliti finali, ecc.). Secondo i principi dell’Omotossicologia la malattia è una tappa necessaria affinché l’organismo malato possa eliminare le sostanze tossiche (omotossine). Secondo quest’ipotesi la corretta modalità di terapia non è quella di utilizzare farmaci che agiscono elettivamente bloccando i meccanismi di difesa.
E’ a questo punto che l’Omotossicologia differisce dalla Medicina convenzionale da noi applicata routinariamente. Infatti, riprendendo il discorso dell’intossicazione, Reckeweg suggerisce che una qualsiasi manifestazione patologica, ad esempio lo stato infiammatorio di un’artrite, altro non sia se non una specifica espressione fisiopatologica dell’organismo, messa in atto nel tentativo di eliminare un generico “stato tossico”. Utilizzare l’acido acetilsalicilico ad es., e quindi somministrare un farmaco sintomatico che agisca “bloccando” i meccanismi fisiopatologici che inducono la flogosi, potrà portare solo sollievo temporaneo, ma non eliminare la causa di fondo, che è, secondo questa originale interpretazione, lo stato tossico. Il suo persistere provocherà, prima o poi, un nuovo attacco artritico, oppure un’altra malattia, magari etiologicamente diversa dalla prima, ma che per il nostro sistema immunitario assume lo stesso valore: promuovere l’eliminazione dello stato tossico in atto, attraverso una malattia. Ciò che veramente differisce e rende l’Omotossicologia una scienza medica
del tutto peculiare è la terapia. La terapia omotossicologica consiste 
nell’eliminazione delle cause dello stato tossico agendo sull’alimentazione, 
l’ambiente e, soprattutto, somministrando sostanze farmacologiche omeopatiche complesse, al fine di provocare la detossicazione organica e riparare gli eventuali danni causati dalle tossine. Lo stato di salute, dunque, secondo questa interpretazione, coincide con l’assenza di una condizione di intossicazione e il mantenimento di un sistema di flusso in equilibrio dinamico, in accordo con la teoria di von Bertalanffy che definisce l’organismo vivente un sistema di flusso in equilibrio dinamico”.





ASPETTI PSICHICI DI ALCUNI RIMEDI OMEOPATICI parte seconda

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Quando si trovano  queste modalità nei sintomi psichici, è particolarmente indicato adoperare le diluizioni altissime e cioè dalla 200 CH in poi. Il mio consiglio, per facilitare la scelta del dosaggio è il seguente:
— se riscontrate una certa similitudine con i vostri sintomi e con il vostro stato emotivo nella descrizione di un rimedio, potete assumere la dose di 200 CH in granuli una sola volta al giorno;
— se riscontrate una similitudine molto marcata o addirittura proprio la vostra situazione nella descrizione di un rimedio, allora potete prendere un tubo dose da 200 CH una volta alla settimana per tre settimane; in seguito valutare secondo come si evolve la situazione, se continuare con lo stesso rimedio alla 1000K oppure cambiare rimedio partendo  dalla 200.
Queste descrizioni dettagliate, oltre che sul piano psicologico,  le ho formulate anche per tutti gli altri disturbi e le diverse funzioni corporee (apparato digerente, respiratorio ecc) e le potete trovare nel corso on line Dizionario dei sintomi: chi fosse interessato può visitare il sito Guruditamara (clickando nell’intestazione di questo blog dove è scritto “sito ufficiale Guru di Tamara”) e, una volta trovata la pagina del sito, clickare il tasto “corsi”.

Berberis aquifolium
Infelicità;  depressione che arriva  improvvisamente; il soggetto non si vuole spostare né fare alcunché, si sente stordito, come in trance. Sonnolenza diurna. frequenti crisi isteriche.

Berberis vulgaris
Difficoltà di concentrazione, stress, tensione e incapacità di superare la paura; paura del buio; paura delle persone. Mancanza di stimoli; malinconia; sensazione di spossatezza spirituale; lentezza nel pensare.

Bryonia
Umore irritabile e cattivo.

Bufo
Eccessiva preoccupazione per la propria salute, ipocondria.
Voglia di stare soli. Intorpidimento mentale.
Intolleranza alla musica (questa è una key-note).
Paura della malattia, della morte, degli animali.
Irrequieto, impaziente. Ansia; paura che accada qualcosa di terribile. Va da un lato all'altro della stanza e si torce le mani. Ride e piange facilmente.




Calcarea carbonica
Soggetti dotati di un forte senso di responsabilità e abituati a lavorare sodo. Tendono ad assumersi un sempre maggiore numero di impegni. Questo senso di responsabilità non è l’egoistica competitività tipica dei sulfurei, né il desiderio di essere all’altezza tipico di Nux vomica. Il suo è coerente con l’osservazione “qualcuno deve farlo, e se nessuno lo farà me ne incarico io”. Soggetto lento e preciso a volte così preciso che si perde nei dettagli. Quando comincia a dover affrontare un volume sempre maggiore di particolari e di compiti, comincia a sentirsi sopraffatto. Crede che se si aggiunge un solo problema perderà il controllo e tutto crollerà. E’ un soggetto che vive attraverso la mente. Si presenta come  un soggetto tradizionalista che vuole tenere tutto sotto controllo. Più avanti il senso di fatica diventa il disturbo principale. Quando è allo stadio del sentirsi sopraffatto, ha l’impressione  di non poter mantenere gli impegni assunti e questo lo rende irritabile. Comincia a manifestare una vera e propria avversione per il suo lavoro.  Può dare l’impressione di essere pigro, ma in realtà si sente sempre più esausto e non riesce ad andare avanti. Tuttavia va avanti. Lo stato di affaticamento si propaga anche alla mente che si indebolisce, perdendo in parte la capacità di concentrarsi. A questo punto comincia ad avere l’impressione che la mente stessa stia crollando, che stia perdendo i contatti con la realtà  e che stia impazzendo. La paura della follia è profondamente radicata nei soggetti di questa costituzione. Ancora maggiore è la paura che gli altri si possano accorgere di questo deterioramento. Altra caratteristica è l’ansia dopo aver sentito parlare di crudeltà (a maggior ragione durante e dopo l’assistervi per  esempio a scene di un film). Se per strada vedono un capannello di gente che assiste agli esiti di un incidente appena avvenuto, non solo non sono tentati di avvicinarsi, ma vi passano alla larga. Sempre allo stadio della sopraffazione, possono andare in depressione o ansia isterica.
In genere questi soggetti comunque a parte depressione, ansia o nevrosi ossessiva, non scivolano nella psicosi vera e propria. In quel caso, infatti, non rientrano più in questo tipo ma nel tipo Belladonna, con manie, allucinazioni e fobie. In sintesi il rimedio è  indicato, sul piano psichico, per l’ansia dei soggetti lenti introversi e con frequenti sintomi di spasmofilia. Fobie: paura del vuoto. Solo a vedere qualcuno su un tetto o sull’orlo di uno strapiombo li fa star male, non ne reggono la vista. Vertigini: In genere le vertigini sono determinate dalla paura di cadere  cioè tipiche vertigini quando  si scende (come Argentum nitricum). Claustrofobia, paura delle malattie e della morte, della povertà, delle droghe, del buio, dei temporali, dei topi e degli insetti. I bambini sono  ostinati e con poca energia. Per il resto stesse attitudini degli adulti. Possono soffrire di diarrea se bevono il latte. In età ancora infantile manifestano interesse per la spiritualità.
Tendenza a spasmi epilettiformi.


Calcarea fluorica
Ansioso, avaro, indeciso.


Calcarea fosforica
Nevrastenia nel soggetto di costituzione fosforica ( longilineo e magro).



China
Depressione. Soggetto serio, introverso e suscettibile.  Quando sta bene   lavora incessantemente per realizzare i suoi obiettivi  e di solito ci riesce; quando inizia una patologia comincia a perdere il suo coraggio e  gli sembra che tutto lavori contro di lui. Quando la patologia è al culmine si sente totalmente incapace e preda dei suoi pensieri di successo mancato, e dei suoi sogni. Ha paura degli animali anche quelli domestici.



Colocynthis
Stress psicologico, come conseguenza di indignazione e collera.



Digitalis
Insonnia, depressione. Grande ansia, senso di colpa. Rimorso. Ansia estrema, soprattutto la sera o di notte, con una tendenza a piangere e una grande paura del futuro. 
Paure: di morire; di perdere la ragione; del futuro; della soffocante notte. Vuole stare solo, non ha voglia di parlare, ha tendenza ad essere pessimista. Cerca di svignarsela quando si sente costretto a socializzare. Profonda tristezza, malinconia; peggiora con i sospiri e le lacrime: per questo preferisce non parlare del suo problema. Indifferenza, apparente stato anaffettivo.  Irresolutezza. Ostinazione. Calo della memoria. Dimentica tutto e subito. Riflette troppo. Stati di rabbia parossistica e delirio maniacale. Delirium tremens. Disturbi di amore non corrisposto. Sofferenza a causa di  cattive notizie 
Fantasie erotiche giorno e notte. Confusione in testa. Ogni notte, quando sta per addormentarsi, ha un brusco risveglio perché spaventato da un immaginario rumore metallico o da una sensazione di crepa nella testa; tutto questo più volte, fino a quando non riesce a dormire. Pressione e tensione mentale. Si sveglia spesso di notte, sorpreso, spaventato da sogni di caduta dall'alto o in acqua. Preferisce essere disteso con la testa in giù, senza un cuscino. Sonnolenza, notevole stato di torpore.
Ansioso e con un sonno non ristoratore, interrotto da ripetuti stimoli di minzione.

Drosera
Ha paura delle delusioni e, inconsciamente tende a vedere soltanto il lato negativo delle situazioni; soggetto introverso e solitario. Stati di depressione e di mancanza di coraggio. Persona indecisa. Tendenza, di fronte a ogni nuova situazione, a manifestare timori e ansia.  Incapacità di porsi degli obiettivi (che è una delle note caratteristiche della depressione)





Dulcamara
Irrequietezza, delirio e attacchi d’ira.




Elaps
Soggetto solitario come tendenza di base, vuole stare solo quando ha i sintomi acuti e tuttavia coltiva pensieri  di tragedia imminente che peggiorano il suo malessere. Ipocondriaco, quando ha i sintomi teme una patologia letale. Quando è in compagnia, se assillato dai suoi pensieri, si comporta in modo “assente” e in tal modo è giudicato dagli altri, come persona che non si interessa minimamente a ciò che gli accade intorno.  Insonnia. Insonnia a causa della cefalea. Sogni ambientati sul luogo di lavoro e sogni di persone morte. (Questo psichismo ricorda quello dei soggetti di costituzione NITRICA ed a questa serie di rimedi si può felicemente abbinare).


STOP

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